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“Prima di essere predicatore devi essere uomo di Dio”, parola di Gregorio Magno

Il predicatore deve essere “esemplare nel suo agire per poter annunciare col suo modo di vivere, la via della vita” (II,3). Così Gregorio Magno (540-604) qualifica la persona del predicatore che vuole mettersi al servizio dell’annuncio dell’evangelo nell’opera Regola pastorale.

Gregorio fu un personaggio di assoluto rilievo nella chiesa tardo-antica. Abile diplomatico e di famiglia ricca, diventando cristiano abbracciò la scelta monastica (secondo la regola di Benedetto da Norcia) a dimostrazione dell’insofferenza verso le forme nominali di cristianesimo che ormai andavano per la maggiore nella transizione successiva alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Divenuto vescovo di Roma, tra le altre cose, organizzò una campagna missionaria verso gli Angli che aprì la strada all’evangelizzazione della Britannia. Il suo ministero non fu esente da contraddizioni irrisolte: mentre sosteneva un cristianesimo radicale, ha accettato lo status quo di un cristianesimo nominale; mentre cercava di predicare l’evangelo biblico, è diventato parte di un sistema ecclesiastico che si stava consolidando in una direzione imperiale e non evangelica.

Gregorio fu un eccellente predicatore. Di lui abbiamo un numero notevole di omelie sui vangeli e su Ezechiele, oltre a commenti sul Cantico dei cantici, su I e II Re e su Giobbe (intitolati Moralia).[1] La predicazione per lui è inserita all’interno di una vita cristiana devota, senza la quale manca di autorevolezza. La Regola pastorale fu composta da Gregorio all’inizio della sua attività di vescovo di Roma (590. L’opera ha un carattere programmatico: cioè delinea una visione del ministero pastorale per la chiesa. È divisa in quattro parti, tre delle quali considerano il pastore in quanto persona, e una (la terza e che da sola forma circa i due terzi dell’opera) tratta i modi della predicazione del pastore.

Secondo Gregorio, il predicatore, prima che annunciatore, retore, omileta, è un uomo la cui vita deve essere plasmata dal messaggio che annuncia e coerente con esso. La qualità dell’annuncio evangelico passa dalla qualità della vita cristiana dell’annunciatore. C’è un rapporto di proporzionalità diretta tra le due. 

Gregorio invita a considerare la responsabilità dell’annuncio come una sfida totalizzante per la persona. È dalla totalità della testimonianza del predicatore che la qualità della sua predicazione viene valutata. È “con il merito della sua vita [cioè i fatti concreti] che egli grida le verità celesti” (II,3). Non si deve verificare il caso di trovare persone che “combattono coi loro costumi ciò che predicano con le parole” (I,2).

Bisogna che il pastore sia puro nel pensiero, esemplare nell’agire, discreto nel suo silenzio, utile con la sua parola, vicino con la sua compassione, umile alleato di chi fa il bene, inflessibile contro i vizi dei peccatori. Questi requisiti devono essere accompagnati dalla dedizione all’amoroso studio della lettura sacra, ogni giorno con diligenza. L’attenzione è data al carattere, al cuore, alla persona, prima e accanto alla predicazione

Nella Regola è scritto che ogni predicatore si faccia sentire più con i fatti che con le parole, e imprima le sue orme per chi lo segue, attraverso una buona vita piuttosto che mostrare con le parole la mèta verso cui devono camminare (III,40). “Prima di far risuonare parole di esortazione, gridino con le opere tutto ciò che hanno intenzione di dire”.

Gregorio invita a prestare attenzione alla vita del predicatore come primo atto omiletico, prima e accanto altri atti omiletici (esegesi, ermeneutica, retorica, ecc.). L’omiletica è una funzione dello spessore della vita cristiana del predicatore. Non è a sé stante, ma in un rapporto di circolarità con la vita. Non si può migliorare l’omiletica se la vita cristiana è scadente. La sua lezione è che non si è predicatori se non si è devoti a Cristo e impegnati nelle discipline cristiane.

Dunque, l’omiletica è una disciplina che sta dentro la qualità della vita cristiana del predicatore. La migliore preparazione omiletica è la disciplina spirituale del predicatore.

[1] PL 75-79. Gran parte delle sue opere sono meritoriamente confluite nella collana di otto volumi di Opere di Gregorio Magno presso Città Nuova.


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