I giovani italiani non leggono?

 
 

Che l’Italia non sia mai nei primi posti delle classifiche sulla lettura è ormai risaputo. Eppure alcuni dati mostrano tendenze in miglioramento. L’interesse rinnovato nella lettura trova gli evangelici in linea con la situazione generale o li vede come eccezione?

Nell’articolo “L’Italia è un paese di giovani lettori” pubblicato sul magazine Informare n. 249 di gennaio 2024, la  sociologa e scrittrice Francesca G. Marone ha riportato i dati rilevati dalla Word Culture Score che mostrano che l’Italia è al 23° posto nella lista dei Paesi in cui le persone dedicano tempo alla lettura. In media ogni italiano dedica poco più di 5 ore a settimana alla lettura. Tra i lettori più accaniti, ci sono i ragazzi tra gli 11 e i 14 anni che hanno cominciato a leggere più assiduamente a causa di forza maggiore durante i mesi di lockdown ma che continuano a coltivare l’hobby avendone scoperto il piacere.

Cosa ci dicono questi dati? Al di là della considerazione sul fatto che dati parziali possono alterare la percezione della realtà, va detto che sono stime incoraggianti. La leggendaria poca predisposizione alla lettura degli italiani, la crisi della carta stampata, la difficoltà delle case editrici di navigare in un mercato complicato e squilibrato, l’avvento di apparecchi di lettura sempre nuovi che sostituiscono il cartaceo e l’abitudine ad informarsi in maniera sempre più veloce e istantanea sui social, troppo spesso fa sentenziare imminenti danni irreversibili alla sorte del libro, alla pratica della lettura e alla cultura in generale.

In realtà i dati mostrano che l’arrivo del nuovo non sostituisce o soppianta il vecchio ed anzi, sembrerebbe che un certo ottimismo delle case editrici arrivi dal fenomeno #booktok e più in generale dai “book influencer” sui vari social. L’hashtag di TikTok, ad esempio, vanta più di 93 miliardi di visualizzazioni mondiali e quello italiano, #booktokitalia, ha raggiunto 1,3 miliardi di clic.  Nonostante il fenomeno possa sembrare esotico e lontano dal mondo della “cultura alta”, è qualcosa che muove il mercato e le abitudini dei giovani (e non solo).

Più lettura significa necessariamente più cultura e conseguente miglioramento sociale? Ovviamente no! Molto o tutto dipende dai contenuti sui quali si passano le ore di lettura.  

Da un osservatorio evangelico, ci si potrebbe fare alcune domande sulla scia dell’articolo di Marone sulla pratica della lettura tra i giovani. Eccole:

  • Nei campi evangelici per giovani si ha la percezione della diffusione della lettura tra i partecipanti? Sono state fatte rilevazioni in questo senso?

  • Sempre in queste iniziative, si promuovono i libri evangelici con sessioni dedicate in modo da creare un immaginario legato all’editoria evangelica? Si invitano autori evangelici o editori evangelici in modo da far crescere il senso di appartenenza ad una famiglia di lettori, oltre che spirituale?

  • Nei gruppi giovani nelle chiese si pensano i programmi in modo che i libri evangelici siano letti e assimilati, ad esempio creando una serie di incontri sulla base di un libro? Si incoraggia la lettura, il confronto e la conversazione sui libri?

  • Incoraggiamo i giovani alla pratica della scrittura mediante la redazione di note, brevi testi, blog, meditazioni, articoli, .. in modo da promuovere la scolarità e la capacità di ordinare i pensieri in vista della loro condivisione?

Tornando alla diffusione e alla fruizione dei libri, tempo fa ci fu un articolo su Loci Communes che suggerì modi concreti per favorire la circolazione dei libri nelle chiese e nelle attività evangeliche. Sono spunti utili da riprendere e da applicare alle proprie sfere di influenza (chiesa locale, gruppo, campo, ecc.).

Da vari anni le case editrici evangeliche sono aumentate nonostante le difficoltà legate alla realtà di minoranza ed un mercato di fatto fragile e scarso. I testi in lingua italiana sono molti e vari e le chiese possono beneficiare di un numero sempre maggiore di strumenti per la diffusione della cultura evangelica. I giovani italiani in generale leggono un po’ di più. E i giovani evangelici?