Il dado è tratto. Ora anche gli evangelici della Chiesa d’Inghilterra escono

 
 

L’85% dell’anglicanesimo mondiale aveva già indicato la volontà di costruire reti ecclesiastiche alternative alla Comunione di Canterbury se la Chiesa d’Inghilterra (con i suoi arcivescovi di Canterbury e di York) avesse introdotto le benedizioni alle unioni omosessuali. Con l’Impegno di Kigali (2023) la stragrande maggioranza degli anglicani nel mondo (che sono in Africa, Asia e Oceania) si era espressa chiaramente, volendo mantenere l’insegnamento tradizionale della chiesa sulla sessualità e matrimonio. Ora anche gli evangelici anglicani d’Inghilterra hanno preso la stessa decisione: costituiranno una “provincia” parallela con vescovi, diocesi, percorsi di ordinazione di pastori senza più contatti con la chiesa d’Inghilterra con a capo l’arcivescovo di Canterbury. L’anglicanesimo vive allora una stagione di profondi cambiamenti istituzionali rispetto alla sua plurisecolare storia e il suo volto non sarà più lo stesso.

Dal 5 al 9 luglio, infatti, il Sinodo della Chiesa d’Inghilterra ha deciso di introdurre le benedizioni delle unioni omosessuali anche tra preti/pastori a partire dal 2025. Con una maggioranza risicata del 55%, il parlamentino ecclesiastico ha posto fine ad una decennale discussione decidendo di cambiare la dottrina e la prassi della chiesa d’Inghilterra che, sin qui, aveva insegnato che l’unione benedetta da Dio è solo quella matrimoniale tra un uomo e una donna. Curioso, per non dire disarmante, è osservare che questa decisione è stata presa nonostante il fatto che l’85% degli anglicani nel mondo e quasi metà degli anglicani inglesi sia contraria! A poco è valso l’appello di Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, all’unità!

Di fronte a questo voto, anche gli evangelici anglicani inglesi, sin qui i più restii e guardinghi a parlare di “separazione”, hanno preso atto che la loro chiesa è ora dottrinalmente compromessa e non più fondata sull’insegnamento biblico di Gesù Cristo. Di fatto, le autorità della chiesa d’Inghilterra hanno compiuto uno “scisma” dottrinale. A separarsi non sono gli evangelici, ma i liberali anglicani. In un articolo su Evangelicals Now (August 2024, p. 2) si legge di una “alleanza” formata da 2000 ministri anglicani (il 37% del totale) contrari al voto del Sinodo che parlano di formare una “provincia” alternativa alla chiesa d’Inghilterra: di fatto una nuova Chiesa d’Inghilterra fondata però sulle dottrine e prassi tradizionali della stessa.  

Dalle parole ai fatti: già il 26 luglio, la chiesa di St’Helens Bishopgate (uno dei bastioni dell’evangelicalismo anglicano a Londra) ha commissionato sei nuovi ministri dell’evangelo senza approvazione del vescovo di Londra, in attesa di formalizzare l’ordinazione quando la nuova “provincia” sarà compiutamente istituita. Altre simili iniziative sono in programma. Le chiese evangeliche anglicane hanno molti giovani che si preparano al ministero pastorale e hanno progetti di fondazione di chiese in tutta l’Inghilterra. Tra le chiese più attive in questa “alleanza” ci sono le roccaforti dell’evangelismo anglicano: All Souls’ (la chiesa di John Stott), la già citata St. Helens (per decenni guidata da Dick Lucas) e St. Ebbe (Oxford), il cui pastore è Vaugahn Roberts.

Da lontano e dall’esterno della chiesa anglicana, è difficile capire cosa stia succedendo. In ogni caso, i processi di disgregazione e riaggregazione hanno subito un’accelerazione impressionante negli ultimi anni. Due considerazioni non possono essere taciute. 

Primo. La “alleanza” uscita dal voto del Sinodo è composta da evangelici e anglo-cattolici. Davvero gli evangelici pensano di formare una “provincia” alternativa con gli anglo-cattolici? Vale la pena separarsi dai liberali per mettersi sotto lo stesso giogo istituzionale con chi guarda a Roma? Non è una “alleanza” intrinsecamente debole e anch’essa compromessa? Con gli anglo-cattolici si può andare d’accordo sul matrimonio, ma si può stabilire una “alleanza” sulla teologia del matrimonio soltanto? Che ne è della dottrina della salvezza, dell’autorità della Scrittura, dei sacramenti, ecc.?

Secondo. Gli evangelici anglicani inglesi hanno attraversato il loro Rubicone e hanno rotto con l’istituzione sul tema della sessualità e del matrimonio. Giusto. Hanno mille motivi condivisibili per aver fatto ciò. Ma le ragioni per separarsi da una chiesa compromessa dottrinalmente non c’erano già da decenni, per non dire da secoli, visto che la chiesa d’Inghilterra è stata ed è tutto ed il contrario di tutto? Non aveva ragione Martyn Lloyd Jones quando, nel lontano 1966, invitò gli evangelici anglicani ad uscire da una chiesa che era diventata un crogiolo di eresie e di pratiche devianti? 

Ripeto: è difficile da non inglesi e da non anglicani entrare nelle dinamiche della chiesa d’Inghilterra. Sta di fatto che quel mondo è in fibrillazione e i suoi sobbalzi avranno un impatto anche sull’evangelicalismo mondiale, considerati gli storici ed organici rapporti tra gli evangelici anglicani e gli altri evangelici.