La crescita degli evangelici dove meno te l'aspetti
Dove crescono gli evangelici in modo significativo? In Europa? No. Negli USA? No. In America Latina? Sì ma non più come alcuni anni fa. Dove allora? In una teocrazia islamica. All’ottavo posto nella classifica delle nazioni dove la persecuzione verso i cristiani è più alta, in grave crisi sociale e politica oltre che sanitaria, l’Iran è il Paese dove il movimento evangelicale sta crescendo più velocemente e non solo numericamente.
Come riportato in un articolo di Sarah Zylstra della Gospel Coalition, l’Iran sta sperimentando un momento di rinascita spirituale nonostante la pandemia, e forse anche grazie ad essa. A testimoniarlo è Nima Alizadeh, pastore iraniano che per motivi di sicurezza da anni vive in California, intervistato dalla testata. L’Iran è provato ed in crisi; il sistema di governo incentrato sulla legge islamica si sta rivelando fallimentare e porta la popolazione a mettere in discussione anche il sistema religioso sui cui si fonda.
Molti, infatti, in Iran sono musulmani nominali con nessun vero interesse per la religione, ma senza la possibilità di rivelare pubblicamente la propria incredulità e men che meno un’eventuale conversione. Le leggi sono molto restrittive in tema religioso e i cristiani vengono puntualmente perseguitati. Arresti, esecuzioni, discriminazione sociale sono le certe conseguenze a cui si va incontro in caso di conversione. Eppure le chiese, sebbene clandestine, crescono in maniera esponenziale e si diffondono a macchia d’olio in tutto il Paese.
Nima Alizadeh, nato a ridosso della rivoluzione del 1979 che impose la teocrazia islamica come forma di governo, ha vissuto una religione nominale fino a quando uno zio, riuscito a scappare negli Stati Uniti e convertitosi, non gli ha parlato di Cristo. La sua conversione fu genuina e spontanea, ma per anni Alizadeh non ha avuto una Bibbia né ha frequentato una chiesa ed ha tenuto la sua fede nascosta per non essere osteggiato nella vita da studente e sportivo.
Così come lui, molti di quelli che si convertono ancora oggi non hanno la possibilità di accedere a materiali cristiani, alla formazione, o anche solo a frequentare una chiesa regolarmente. Mentre le conversioni crescono, il pericolo che in momenti di crisi attecchisca il vangelo della prosperità e contaminato da superstizioni è reale.
Conoscendo la situazione, Alizadeh, una volta trovatosi all’estero per sfuggire all’arresto data l’accusa di apostasia nei suoi confronti, porta avanti un lavoro di formazione ed evangelizzazione on-line. Durante la pandemia i programmi di discepolato on-line sono arrivati a contare più di 600 iscritti e a maggio è stata realizzata la versione del sito “The Gospel Coalition” in lingua farsi così da poter essere usata come forma di formazione a lungo termine per la chiesa iraniana.
Frequentare questi corsi, parlare di Cristo, frequentare una chiesa, partecipare a gruppi di preghiera è ovviamente ancora illegale, eppure il Signore sta convincendo il cuore di molti ad affrontare il pericolo grazie alla sete di verità sempre più diffusa nel Paese.
Per più di 40 anni il nome di Cristo è stato bannato in Iran, ma così come si legge nel Salmo 2, nonostante “I re della terra si danno convegno e i prìncipi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Unto”, il Signore si fa beffe di loro, e stabilisce il suo Unto sulle nazioni secondo i suoi propositi nonostante i piani dell’uomo. La crescita degli evangelici in Iran è un fenomeno che, sebbene sottotraccia, sta profondamente impattando vasti settori della popolazione.