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La tentazione. I puritani sapevano cos’era

Non c’è esperienza più comune nella vita della tentazione. Ieri siamo stati tentati, oggi lo siamo, domani lo saremo. Anche i puritani sapevano che la tentazione è quotidiana e ne hanno scritto in modo profondo e utile. Ad esempio John Owen (1615-1683) scrisse Of Temptation: the nature and the power of it; the danger of entering into it; and the means of preventing that danger,  data alle stampe nel 1685 e pubblicata in italiano con il titolo La tentazione, Caltanissetta, Alfa & Omega 2007. Si tratta di una raccolta di predicazioni molto utili. 

L’obiettivo di Owen era quello di rispondere all’evidente decadimento del movimento riformatore in Inghilterra. In gioco c’era la tenuta dell’identità evangelica e la leva su cui spingere era la santità personale. Per questo, mette in guardia la chiesa spiegando cos’è la tentazione e da dove viene.

Per Owen, Dio può permettere una tentazione/prova (nella sua accezione generale) per mostrare sé stesso. La prova è un viatico per ogni credente per sperimentare la grazia di Dio. Essa è un modo di Dio per scrutare ed esaminare per fini buoni. Se Dio prova il credente è perché ha un fine specifico e il mezzo della prova è sempre la sua grazia preveniente. Infatti, nella prova emerge la fonte della forza di ogni fedele servitore. Dio prova i suoi anche attraverso la sua grazia santificante. In tutto ciò l’obbiettivo è la crescita ma anche la dimostrazione della potenza di Dio.

C’è un altro significato che Owen dà alla tentazione: quando essa proviene da satana che ha l’obiettivo di allontanare da Dio. In questo senso la tentazione ha una natura speciale che “porta al male spingendo efficacemente verso il peccato, essendo motivata dal male e diretta verso il male” (p.25). Satana il tentatore (non Dio, perché Dio non tenta) tenta per un fine malvagio. 

Satana può tentare agendo da solo, altre volte si allea con il mondo, così come ha tentato il Signore Gesù mostrandogli tutti i regni del mondo (Matteo 4,8). Gli strumenti che usa sono molteplici: persone e cose possono essere usati in ogni momento. Altre volte il tentatore riceve aiuto da noi stessi. Per noi, “non è come fu per Cristo quando Satana non aveva nulla in lui” (p.26). Per noi è diverso: satana trova un sicuro alleato! Owen ricorda che la “tentazione è qualsiasi cosa, stato, modo o condizione che, sotto ogni punto di vista, ha la forza e la capacità di sedurre e deviare la mente e il cuore dell’uomo dall’ubbidienza che Dio gli richiede, verso un peccato qualsiasi, in una qualunque misura” (p.27). 

Sono due gli antidoti alla tentazione. Dopo aver spiegato cos’è la tentazione, Owen si sofferma sulle implicazioni di Matteo 26,41 in cui Gesù esorta i discepoli a vegliare e pregare. Due semplici direttive: vegliare e pregare. “Il grande dovere dei credenti è applicare, con estrema diligenza, la condotta prescritta da Cristo per non cadere in tentazione” (p.37). Se questo non accade significa che ogni tentazione è sottovalutata e raramente qualcuno non è uscito malconcio da una tentazione.

Ci sono due rischi davanti alle tentazioni: sopravvalutare la nostra libertà di gestirle o separarci da tutti e da tutto per evitarle. Le tentazioni sono ovunque nel mondo e, davanti alle seduzioni e alle istigazioni, la tendenza è quella di sentirsi al sicuro e d’illudersi di non essere toccati. Attenzione! La libertà non basta perché non è nel potere dell’uomo trattenersi ed evitare la tentazione.

D’altra parte, però c’è la tendenza opposta: evitare tutto e tutti per evitare di cadere. Vivere in una bolla protettiva dal mondo è impossibile e, allo stesso tempo, inefficace perché la tentazione ha a che fare sì con il mondo, ma anche con il vecchio uomo! La chiesa non può isolarsi da ogni persona e dal mondo per evitare di essere tentata perché può cadere essendo essa stessa fragile e tendente al male!

Piuttosto che fuggire, Owen invita ogni credente a vivere la propria vita cristiana in modo santo e dipendente da Dio. “Chi cerca l’assistenza di Dio nel modo opportuno è consapevole del pericolo e fa grande attenzione ai mezzi che usa per proteggersi, comprendendone quindi l’importanza” (p.77). Questo perché Gesù prega affinchè i credenti siano preservati dal male rimanendo nel mondo. Gesù prega e sostiene la sua chiesa nel mondo affinchè essa possa risplendere come una luce nuova che attrae.

Dunque: vegliare e pregare sono l’antidoto e la congiunzione tra il vegliare e il pregare è la fede. Per fede possiamo credere di essere protetti e per fede ci affidiamo in modo ubbidiente a Dio, perché credere che Egli ci protegge è già essere protetti. Serve un equipaggiamento veramente efficace: la preghiera. La tentazione è un pericolo quotidiano ma la grazia di Dio è sufficiente a sostenere ogni battaglia.


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