La teologia di Losanna 4 (I). Il riposizionamento di accenti

 
 

Tutto il vangelo da parte di tutta la chiesa a tutto il mondo. Con questa frase programmatica è stata sintetizzata la teologia del Movimento di Losanna, così come è emersa e si è sviluppata a partire dal Congresso di Losanna (1974) in poi. Ora che il quarto congresso è stato tenuto a Seoul (Losanna 4), è possibile registrare alcuni spostamenti di accenti all’interno della medesima linea teologica.[1] Non si tratta di movimenti tellurici né di sbalzi sostanziali, semmai di enfasi diverse, espanse o approfondite all’interno dello stesso canovaccio. Di questo spostamento di accenti noteremo brevemente alcuni sviluppi promettenti e indicheremo qualche rischio, in uno spirito di simpatia verso Losanna 4. Vediamo la frase programmatica nelle sue tre componenti principali.

Tutto il vangelo
Losanna ha favorito la riappropriazione evangelica delle istanze olistiche dell’evangelo biblico: Antico e Nuovo Testamento, giustificazione e santificazione, unicità di Cristo e opera dello Spirito Santo, responsabilità personale e azione sociale, conversione e trasformazione, chiese locali e agenzie missionarie, ecc. Non uno senza l’altro ma uno con l’altro. Nella teologia di Losanna (su influenza latino-americana) si è parlato di “missione integrale” per indicare che l’evangelo tocca la vita intera. Ora, Losanna 4 sviluppa, dilatandoli, i confini della missione integrale.

Per Losanna 4 la totalità del vangelo abbraccia tutto, con particolare enfasi sulla cura del creato, la giustizia sociale, l’ascolto delle sofferenze e delle discriminazioni, l’attenzione alla persecuzione. Questa dilatazione, solo preannunciata ma non perseguita a Losanna 1974, era già presente nell’“Impegno di Città del Capo” (2010), ma Losanna 4 la consolida ancor più.

Il documento reso noto all’inizio del quarto congresso, la “Dichiarazione di Seoul” (su cui torneremo in seguito) contiene un capitolo sul “vangelo” (ma senza nessun riferimento alla giustificazione per fede e alla conversione) e sull’autorità della Scrittura (con un interessante accenno alla “tradizione”), mentre richiama alcune estensioni della missione integrale. Il rischio è di sottolineare giustamente la dimensione olistica del vangelo, senza ricordare al contempo che essa si innesta sulla comprensione protestante classica del vangelo (autorità della Scrittura e giustificazione per fede soltanto). Nella “Dichiarazione di Seoul” c’è un cenno alla prima ma non alla seconda. Anche al congresso di Losanna 4, in sei giorni pieni di studi, relazioni e discorsi, non ricordo un solo cenno alla giustificazione per fede soltanto tranne una eco in un canto dei Gettys. Eppure, senza apprezzarla come uno degli stipiti dell’architettura dell’evangelo, si corre il rischio di erodere il portato evangelico della testimonianza e della missione.

Tutta la chiesa
A Losanna 1974 si è giustamente incoraggiata la collaborazione tra chiese locali e agenzie missionarie, esortando le prime a riprendere la soggettività primaria della missione e chiamando le seconde a collaborare nel compito. A Losanna 3 e 4 si è incoraggiata la piena e primaria soggettività missionaria di tutti i credenti, soprattutto della stragrande maggioranza di loro che sono lavoratori nelle più svariate vocazioni e non impiegati in forme di servizio a “tempo pieno”.

Losanna 4 ha insistito nell’applicazione del sacerdozio universale dei credenti (una dottrina biblica ripresa dalla Riforma protestante) alla missione, chiamando tutti/e ad una vita “missionale” cioè al servizio della missione nelle condizioni date. Questo ha un effetto positivamente dirompente perché rompe il clericalismo residuo nel mondo evangelico e responsabilizza tutti/e a contribuire alla missione.

Mentre valorizza il sacerdozio universale estendendolo alla missione, la teologia di Losanna ha la tendenza ad applicarlo a tutti i ministeri, anche a quelli dell’ufficio di anziano/pastore. Ciò significa che l’egualitarismo nei ministeri di donne e uomini viene dato per acquisito. Ancora più problematica nell’accentazione di “tutta la chiesa” è l’assenza di criteri per distinguere e differenziare a livello globale e teologico il cattolicesimo e l’ortodossia dal movimento evangelico. Di quale chiesa stiamo parlando? Ad esempio, la chiesa cattolica è parte di tutta la chiesa o è altro? Losanna glissa e non lo dice. Ecco che evangelico corre il rischio di diventare un aggettivo applicabile a tutti e non più un sostantivo marcatore di un’identità propria, in distinzione e in contrasto con il cattolicesimo, il liberalismo e l’ortodossia orientale.

Tutto il mondo
Losanna 1974 ha giustamente insistito sull’evangelizzazione del mondo, soprattutto dei popoli non ancora raggiunti. Manila 1989 ha riflettuto sul mondo moderno, individuandone le sfide per la missione e familiarizzando la chiesa evangelica con la finestra 10/40. Città del Capo 2010 ha esteso la concezione di mondo allo spazio delle idee e delle professioni e ha ricordato le rotture del mondo ferito dall’inquinamento, dalle guerre e dalle ingiustizie.

Losanna 4 apre ulteriormente il grandangolo evangelico al mondo digitale. Esiste un mondo nuovo, l’universo digitale, l’intelligenza artificiale, nel quale gran parte della popolazione mondiale, soprattutto la generazione Z, vive. Questo mondo va evangelizzato attivando la presenza evangelica in vista della testimonianza. La teologia del mondo di Losanna 4 va oltre gli umani: comprende il mondo inteso come creato (ambiente), il mondo animale e ora anche quello digitale.

Enfasi “sacerdotale”
Più in generale, la teologia di Losanna ha assistito nel tempo ad un altro cambiamento nell’accentazione: da un’enfasi “profetica” ad una più “sacerdotale”. Losanna 1974 era forte sulla proclamazione dell’evangelo e sulla sfida all’universalismo religioso in nome dell’unicità di Cristo. Il “Patto di Losanna” ha invitato alla parresia evangelica, senza paura dei conflitti spirituali, peraltro inevitabili. Nel mondo pluralista e relativista, l’evangelo va annunciato profeticamente sapendo che creerà rigetti, reazioni negative e tensioni.

Non negando questa istanza, Losanna 3 e 4 hanno insistito più sugli atteggiamenti della missione: non tanto più e solo la fedeltà del messaggio da proclamare, ma la postura, il tono, la modalità della testimonianza. Non tanto e solo la verità, ma l’amore (parola chiave di Città del Capo). L’acronimo che racchiude questa nuova enfasi è HIS (humility, integrity e simplicity: umiltà, integrità e semplicità). Losanna 4 è dunque molto attenta allo stile della missione, al linguaggio inclusivo, all’atteggiamento caratterizzato dall’ascolto empatico, alla valorizzazione delle voci di tutti. Non è solo profetica ma anche sacerdotale. L’importante è che questa nuova enfasi sulla teologia sacerdotale non perda la vocazione profetica al servizio della verità biblica. Mantenere entrambe in una sana tensione: se vorrà guidare il movimento evangelico nella missione a cui l’evangelo ci chiama, questa sarà una sfida per la teologia di Losanna negli anni a venire.

(continua)

[1] Cfr. AaVv, “L’eredità di Losanna (1974-2014)”, Studi di teologia N. 52 (2014).