Le domande teologiche di Jj4

 
 

Che sia un orso a farci domande teologiche può sembrare inverosimile. Chi legge la Bibbia, tuttavia, sa che gli animali ci interrogano nel loro modo e coi loro linguaggi. A parte il caso dell'asina parlante di Balaam (Numeri 22), basta essere famigliari con la storia di Giobbe per sapere che gli ultimi capitoli di quel libro sono un concerto di domande che vengono dall'ippopotamo e dal coccodrillo (Giobbe 40-41). Poi c'è il leviatano che pone questioni inquietanti (Isaia 40-41; Salmo 74 e 104). Dunque, il fatto che l'orso Jj4 ci faccia delle domande teologiche non è né strano, né banale.

Jj4 è l'orsa che si trova in attesa di conoscere il suo destino dopo aver assalito e ucciso un uomo mentre correva tra le montagne della Val di Sole in Trentino. Il tragico episodio ha suscitato un vespaio di questioni che mettono a nudo lati scoperti della nostra riflessione sugli animali e la nostra relazione con loro. Il fascicolo "Etica animale", Studi di teologia - Suppl. N. 11 (2013) offre molti spunti per orientarsi in questo ginepraio. Sono almeno tre le domande che Jj4 ci fa.

1. Il mondo animale è pienamente umanizzabile? Il nostro immaginario è pieno di orsi ed orsetti teneri e dolci. Da Yoghi e Bubu a Winnie the Pooh, il mondo dei cartoni è popolato da orsi "umanizzati" che si comportano come umani. Chi da bambino non ha avuto un peluche orsetto da coccolare e da cui farsi coccolare? Ci piace l'idea che il mondo animale sia una proiezione di quello umano e che, in fondo, sia umanizzabile. Il caso di Jj4 ci ricorda che il mondo degli orsi è "altro" rispetto all'umanità. I comportamenti degli orsi non sono codificabili secondo parametri comportamentali umani. C'è qualcosa di irriducibilmente ulteriore, imprevedibile, non antropizzabile. L'ippopotamo e il coccodrillo di Giobbe dicono proprio questo: che ne sappiamo noi di cosa passa per la testa di un animale? Nonostante gli studi avanzati di etologia e di sociobiologia, Jj4 (per non parlare di Papillon e di altri orsi conosciuti per i loro comportamenti "strani") sfugge alla codificazione umana. Ci parla del fatto che la creazione di Dio è da studiare e da scoprire, ma che non potrà mai essere pienamente domata, normalizzata, umanizzata. C'è una riserva di ulteriorità che rimanda al fatto che il Re di tutta la realtà è Dio creatore: noi siamo creature tra creature, non Creatori. A noi è stato dato il mandato di conoscere e amministrare il creato, ma la creazione, benché intrecciata all'umanità, non è una mera estensione di essa. Mentre addomestichiamo il mondo animale, esso non è totalmente umanizzabile. Rimane altro da noi. Solo Dio è Signore su tutto e la sua signoria si estende anche sul mondo animale. Noi dobbiamo rispettare l'alterità degli animali e trovare forme rispettose e sostenibili di convivenza regale. Ad esempio: sul piano personale, evitando di mettersi in situazioni di pericolo elevato; sul piano politico/amministrativo, non deforestando selvaggiamente, rispettando gli eco-sistemi e adottando politiche di presidio del territorio.

2. Viviamo nel già e nel non ancora? Le forme addomesticate di orsi dai tratti umani, quasi fanciulleschi, presuppongono un'escatologia realizzata, cioè l'idea che la vita tra le specie animali sia pacificata, amichevole e collaborativa. Oppure danno per buona un'idea di creazione ancora intonsa, senza peccato, dove tutto è armonico. Entrambe queste visioni sono teologicamente sbagliate. La creazione è stata sottoposta alla rottura del peccato e, per quanto la "shalom" di Dio sia stata inaugurata con la prima venuta di Gesù Cristo, essa è ancora in attesa della sua definitiva consumazione. In altre parole, viviamo tra il già e il non ancora del regno di Dio venuto e veniente. Jj4 ci ricorda questo: la creazione è "in travaglio" e non può essere pacificata con una legge umana: non è più com'era all'inizio, non è ancora come sarà alla fine. Tra il già e il non ancora, c'è lo spazio della responsabilità regale come amministratori del creato.

3. Come riparare all'ingiustizia? Jj4 ha ucciso un uomo e questo fatto tragico ha innescato una reazione: come riparare all'ingiustizia perpetrata? Subito si è messo in moto il meccanismo della riparazione: qualcosa di sbagliato è accaduto e bisogna trovare il modo per ristabilire la giustizia. In attesa del verdetto del TAR, sembrano esserci tre ipotesi teologiche di soluzione: quella retributiva (occhio per occhio, dente per dente), quella separativa (allontanare l'orso da ambienti antropizzati) e quella della "città-rifugio" (uno spazio delimitato ma protetto dall'interazione con gli umani. La prima ha una matrice "levitica" e presuppone la necessità del sacrificio di chi ha offeso in proporzione all'offesa arrecata (in questo caso l'abbattimento di Jj4). La seconda evoca l'idea abramitica di separarsi da Lot vista l'incompatibilità tra i due clan (Genesi 13) e per prevenire ulteriori scontri (in questo caso la ricollocazione di Jj4 lontano da luoghi ad alta frequentazione umana). La terza richiama l'istituzione di spazi protetti per il reo incolpevole in modo da non essere colpito dalla vendetta. Mentre registriamo il fatto che l'ingiustizia va trattata (è un principio scritto nella creazione di Dio), è interessante notare come il caso di Jj4 mostra quanto attuali siano i modelli di soluzione proposti dalla Bibbia. Il presidente della provincia di Trento Fugatti propende per la soluzione levitica, gli animalisti per quella abramitica, mentre dopo la cattura ora Jj4 è trattenuta in un recinto protetto. In tutti e tre i casi, siamo in qualche modo nel perimetro già tracciato della Scrittura. La soluzione retributiva tende ad equiparare Jj4 a un essere umano come se l'orso fosse un essere dotato di una certa responsabilità (è questo il senso di Genesi 9,5?); quella separativa presuppone un uso degli spazi rispettoso (è la cultura dei "parchi protetti"?) delle differenze nella creazione; quella protettiva è considerata nella Bibbia temporanea e non può essere presa come la soluzione nel lungo termine.

Queste domande di Jj4 danno a pensare.

(ringrazio Lucia Stelluti, Gianluca Piccirillo, Alessandro Piccirillo e Giuseppe Rizza per aver commentato una versione iniziale dell'articolo e per aver offerto spunti utili)