L’homo giambrunensis e il familismo amorale italiano

 
 

La triste storia è sulla bocca di tutti. Purtroppo, è simile a tante altre, ma è in un certo senso unica perché la coppia che si è disfatta era composta da Giorgia Meloni (Presidente del Consiglio) e il suo compagno Andrea Giambruno. La loro relazione è finita e la comunicazione urbi et orbi è stata fatta da lei su Facebook. Dunque, è un fatto pubblico che può dar luogo a qualche riflessione.

Come uomo, provo ad entrare nella storia partendo da lui, Andrea Giambruno. Quello che colpisce è che lui è specchio di tratti di mascolinità molto diffusi ben oltre la sua persona. Giambruno è in realtà solo una manifestazione dell’homo giambrunensis che è presente in molti di noi. Ecco il profilo dell’homo giambrunensis: giovanile più che giovane, belloccio e ben tenuto, molto attento alla propria immagine, a suo modo brillante e piacione, narciso e vanesio, “cacciatore” e sottilmente manipolatore, insinuante e alla ricerca di avventure.

L’homo giambrunensis entra anche in relazioni affettive che prevedono la co-abitazione e un certo coinvolgimento, ma non prendono impegni di matrimonio. Si aprono alla genitorialità, ma senza aver prima reso solido il patto con la madre rendendolo pubblico e con la promessa solenne della durata. Il risultato è che quella relazione è alla mercè delle fughe in avanti dell’uno o dell’altra, sempre esposta ad essere minacciata da pressioni che non trovano argini e confini e che possono risultare distruttive. Una siffatta relazione è così fragile da potersi rompere in qualsiasi momento. Anche la presenza di una figlia avuta con la compagna non modifica la volatilità della relazione, ma è un altro pezzo di scotch provvisorio che tiene per un po’, salvo poi non reggere.

L’homo giambrunensis non prende impegni di vita, vive alla giornata, entra in relazioni liquide, vive una paternità episodica. Se insoddisfatto, cerca un’altra avventura che possa riempire il vuoto di quella esistente. Non si fa carico di affrontare il problema all’interno di una cornice pattizia col partner, ma evade dal rapporto. Quanto è diffuso l’homo giambrunensis nei nostri vissuti di mascolinità!

E’ evidente che con l’homo giambrunensis le famiglie italiane sono fragili e la natalità italiana è zero virgola. Come si può pensare di costruire una società “normale” se gli uomini sono eterni giovincelli, fragili dentro e ossessionati dalla propria immagine, pronti all’avventura ma refrattari agli impegni?

La vicenda della rottura tra Giambruno e Meloni apre anche un altro fronte di riflessione: quello del familismo italiano, cioè la tendenza a idealizzare la “famiglia” nei programmi politici e nei comizi, salvo poi non viverla in prima persona. Tutti (o quasi) i politici più esposti sul tema della “famiglia” sono in realtà in relazioni che il catechismo cattolico definirebbe “irregolari” o “spurie”: divorziati, non sposati, accompagnati, uccelli di bosco. Da un lato, si sentono discorsi pomposi sulla famiglia, dall’altro pochi sono veramente impegnati a viverla direttamente. Il paradosso italiano è che, nonostante secoli di cultura cattolica formalmente e retoricamente pro-famiglia, l’Italia sia una nazione scarsamente family-friendly: poca attenzione alle giovani coppie, pochi investimenti sulla natalità, poca cultura della famiglia. Quello italiano è un familismo amorale, cioè una visione malata della famiglia: pomposa e astratta, deviata ed inconcludente.

La riforma di cui l’Italia ha bisogno non è semplicisticamente politica: la destra conservatrice ha un vissuto distorto della famiglia quanto la sinistra progressista. La riforma necessaria è spirituale e dunque culturale. Riformare l’homo giambrunensis che è in noi è solo il primo passo per raddrizzare il familismo amorale e vivere mascolinità guarite e famiglie rivitalizzate.

PS. Qualcuna ci aiuterebbe a riflettere sulla donna melonensis?