Moltiplicarsi, una sfida per la vita della chiesa
Quale verbo descrive le nostre chiese evangeliche? Sopravvivere, vivacchiare, trascinarsi, leccarsi le ferite, guardarsi le spalle, scimmiottare tecniche e programmi altrui …? Cosa succederebbe se invece il verbo prevalente fosse “moltiplicarsi”? E’ questa la sfida emersa nella conferenza virtuale tenuta il 13 ottobre, organizzata dalla rete “Exponential” che unisce vari organismi europei e nord-americani dedicati alla fondazione di chiese.
Il programma ha visto gruppi collegati da 130 città di quasi 30 Paesi europei, dal Portogallo alla Russia, dalla Finlandia a Malta. Dall’Italia era collegato un tavolo a Roma con 8 partecipanti rappresentanti di 5 chiese romane. In sessioni pre-registrate e in altre in diretta, sono stati presentate diverse sfide per mettere al centro della vita della chiesa l’aspettativa della crescita, anzi della moltiplicazione. Sono state riportate statistiche secondo le quali negli USA circa il 30% delle chiese è in regressione e un altro 30% in stagnazione. Quale sarebbe il dato europeo, soprattutto in regioni dove la testimonianza evangelica è in una situazione di minoranza e dove le chiese sono generalmente di piccole dimensioni e prevalentemente introverse? La conferenza è stata un’occasione per pensare alla vita della chiesa in modo spiazzante, “fuori dagli schemi”, non assuefatto alla staticità o rassegnato all’insignificanza. Il libro degli Atti testimonia il fatto che la vita della chiesa “cresce” anche numericamente, anche nella fondazione di altre e nuove chiese, anche nella crescita di discepoli che diventano guide.
Tutto bene dunque? Non proprio. Al netto degli spunti positivi, ecco alcune criticità emerse.
1. Non vi è stata alcuna riflessione su esperienze passate recenti. Non dico un’analisi storica che avrebbe richiesto competenze specifiche, ma almeno una visione minimamente informata dell’ultimo ventennio. Ad esempio, negli anni Novanta fece parlare in Europa il libro di Johan Lukasse, Moltiplicarsi. Come fondare chiese nell’Europa post-cristiana, Grosseto, Edizioni Ricchezze di Grazia 1993. In tutta Europa furono organizzate conferenze e tavoli di lavoro. In Italia si tenne un convegno dedicato nel 2003 a Rimini. Purtroppo, è emersa la consueta “superficialità” del movimento evangelicale a coltivare la memoria e ad essere consapevoli di un percorso più ampio dell’esperienza personale. Ora che riparliamo di “moltiplicazione”, possibile che non possiamo fare una valutazione critica di discorsi simili fatti negli anni? Quali cambiamenti hanno prodotto? Quale bilancio è possibile fare? Dobbiamo sempre ripartire da zero?
2. Anche se lo sforzo di rappresentare una voce “europea” nella conferenza era evidente e commendevole, è chiaro che “Exponential” è un linguaggio legato alla cultura evangelica nord-americana e nutrito di una cultura “imprenditoriale” tipica di quel mondo. L’impressione è che si sia voluto suggerire un’altra “ricetta” per la crescita, l’ennesima. Se si fanno i piccoli gruppi, se si individuano i giovani capaci, se si fa questo o quello, allora il risultato della moltiplicazione è garantito. Sembra di riascoltare le vecchie ricette “meccaniche” del risveglio di Charles Finney nell’Ottocento: se si predica in un certo modo, se si tengono riunioni in un certo format, allora il risveglio arriverà. E’ proprio di una nuova e diversa “ricetta” proveniente dagli USA che l’Europa ha bisogno per vivere una stagione nuova per la testimonianza evangelica?
3. In una lunga ed intensa giornata di lavoro, con molte relazioni e sessioni, non ho mai sentito la parola “evangelico”. Ho sentito parlare di crescita, discepoli, seguaci, comunità, moltiplicazione, rinnovamento, ecc. ma non ho sentito la declinazione in “evangelico”. Quasi vi fosse un pudore ad identificarsi con l’identità evangelica comune, con tutto il suo carico biblico e storico. Mentre parliamo di moltiplicazione della chiesa, perdiamo di vista la sua caratura evangelica? In modo più preoccupante ancora, non ho sentito articolare e applicare l’evangelo. Sono stati suggeriti valori, linguaggi, comportamenti, ecc. ma cosa ne è dell’evangelo biblico (il peccato, la croce, la morte e la resurrezione di Cristo, il pentimento, la fede, la salvezza e la reprobazione)? Quando pensiamo alla moltiplicazione, lo facciamo dentro una cultura imprenditoriale ma fuori dall’evangelo?
Ben vengano altre occasioni per essere sfidati ad uscire dagli schemi di piccole chiese prive di visione per la crescita. Ben vengano provocazioni a pensare alla moltiplicazione, senza fughe in avanti e, soprattutto, rimanendo ben radicati nella testimonianza evangelica in senso biblico e storico. L’Europa ha bisogno di questa crescita.