Natale con Lutero (I). Un sermone del 1522
Se ci fossimo trovati a Wittenberg nel natale 1522, avremmo avuto l’occasione di ascoltare Lutero in persona predicare sul testo di Luca 2,1-14. Si sarebbe trattato sicuramente di un’esperienza diversa da quella a cui siamo abituati data la lunghezza del sermone e la varietà dei punti toccati. Ancora oggi possiamo attingere a queste risorse preziose poiché Lutero stesso raccolse in un’opera chiamata Kirchenpostille, una serie di prediche sulle Epistole e sui Vangeli per l’anno ecclesiastico, raccolte nel volume Scritti religiosi, a cura di Valdo Vinay, Torino, Utet 1967. E’ interessante leggerle per riconoscere l’appartenenza ad un popolo di credenti che da secoli celebra e loda il Signore per il suo intervento nella storia che cambia le nostre vite ancora oggi.
Lutero parte dal testo biblico per trarre diversi insegnamenti. A più riprese durante il sermone si rivolge ai fedeli semplici ed umili che evidentemente facevano parte dell’uditorio, ma contemporaneamente trova gli spunti per sottolineare le differenze del vero Vangelo con quello predicato e vissuto da Roma e dai cosiddetti papisti.
La prima osservazione sulla nascita di Gesù è quella sul momento storico. Gesù nacque ai tempi del primo censimento: per il riformatore questo indica la chiara e precisa volontà di sottolineare che il regno inaugurato da Cristo non è terreno. Cristo nasce e si sottomette alle leggi di autorità terrene perché il suo regno non è di questo mondo e il proseguo della storia conferma ciò. Il Re del mondo nasce in una mangiatoia, da umili genitori, nel buio della notte, in terra straniera ignorato da tutti. Le modalità della nascita evidenziano la corruzione di questo mondo che non riconosce più l’agire di Dio nella storia, e contemporaneamente però il Signore non tiene nessun conto delle ricchezze e della considerazione degli uomini. Il suo agire è indipendente dalle creature e il suo piano di salvezza avanza.
Lutero coglie anche l’occasione per precisare che Maria ha davvero partorito, ha davvero allattato e si è presa cura di suo figlio come avviene per ogni madre. La Scrittura sottolinea che Cristo è stato vero uomo mentre era anche vero Dio e la grazia migliora e fa fiorire la natura, non la annulla. I propositi per la creazione che Dio aveva, verranno ripristinati e purificati dal peccato grazie all’opera di Cristo, non annullati.
Dopo le considerazioni sui particolari della storia, Lutero passa ad analizzare i due grandi mysteria contenuti nel testo, che vengono individuati nella fede e nel Vangelo, cioè quello che si deve credere e quello che si deve predicare. Per Lutero credere alla veridicità della storia e trovare diletto nel suo racconto non cambia la condizione dell’uomo. La fede consiste nel credere che Cristo è nato per ognuno di noi e che bisogna appropriarsi personalmente di questa nascita. La vera fede induce l’uomo a rendersi conto che la propria nascita è avvenuta in modo impuro, peccaminoso, condannato, e soggetta alla caduta di Adamo e che solo l’appropriazione della nascita di Cristo per fede ci libera e riconcilia con Dio. La grande consolazione sta nel fatto che il solo appropriarsi di questa nascita conduce a Dio donando una nuova coscienza lieta, libera ed in pace che loda e può amare Dio liberamente. Solo a questo punto, spinti da tale amore, possiamo servire ed onorare il prossimo compiendo buone opere, le quali però sono solo una conseguenza della salvezza ricevuta in Cristo e non il presupposto per appropriarsi del dono di questa nascita. La dottrina della salvezza per grazia ed i continui riferimenti all’inutilità delle buone opere senza fede sono ovviamente dettati dal momento storico e dalla necessità di portare avanti le istanze della Riforma.
Il secondo mysterium consiste nel riconoscere che nella chiesa non si deve predicare altro che il vero Vangelo e che esso consiste semplicemente in Cristo ed il suo esempio. Il vero Vangelo parla delle buone opere di Cristo e delle nostre solo come conseguenza della fede in lui. Per Lutero, chi predica altro da questi due semplici punti, predica un falso vangelo. La natura umana decaduta però non può scoprire da sola queste cose e per questo fa ricorso alle proprie opere per appropriarsi della salvezza. La vera fede si può conoscere solamente attraverso la grazia di Dio e l’annuncio personale di queste verità. Dalla storia della nascita di Cristo ciò si evince dal fatto che nessun uomo era a conoscenza del piano di Dio, ma che un angelo lo ha disvelato ai pastori, dal fatto che la meravigliosa nascita è avvenuta nel buio della notte mentre il mondo restava all’oscuro del suo avvento e che, solo una luce particolare proveniente da Dio ha illuminato la strada ai pastori.
Anche i nomi dei luoghi legati alla nascita sono figure del messaggio del Vangelo. Betlemme in Giudea, dove Betlemme sta per “casa del pane” e Giudea per “confessione, ringraziamento” a significare che Cristo nutre, rende fertile e sazia i peccatori e dalla sua opera scaturisce lode e ringraziamento.
L’angelo si rivolge ai pastori indicando cosa sia il vero Vangelo: un lieto annuncio della venuta di Cristo: la buona novella! Questo annuncio non deve lasciare passivi, ma condurre alla fede così come i pastori sono stati condotti fino alla mangiatoia ad ammirare il bambino avvolto in fasce. Secondo il riformatore tedesco, i panni di lino simboleggiano le intere Scritture che sin dall’AT hanno predetto ed annunciato l’avvento di Cristo. La legge ed i profeti parlano di lui, della sua venuta e delle sue opere e l’intera Parola di Dio contiene al suo interno Cristo come fulcro e centro.
Gli angeli ed i pastori raffigurano anche i predicatori ed i discepoli. I primi devono essere messaggeri di Dio legati alla Scrittura per non fuorviare da essa mentre i discepoli uditori fedeli che agiscono e si muovono in base all’annuncio della lieta notizia.
Il vero Vangelo è quindi una luce celeste che non insegna altro che Cristo, nel quale la grazia di Dio ci viene data e la nostra opera è del tutto rifiutata. Il Vangelo celebra soltanto la gloria di Dio poiché è solo sua la scelta di renderci beati per il suo amore e la sua bontà per mezzo di Cristo.