Nelle chiese abbiamo una classe dirigente (V)? La questione dell’“immaginario”
Nel pensare alla filiera in cui si formano i leader evangelici, oltre all’importanza delle chiese locali e delle iniziative strutturate di istruzione teologica, un posto di rilievo hanno le tante iniziative para-ecclesiali attraverso cui i giovani evangelici passano nella loro gioventù. Penso ai campi estivi (per bambini, adolescenti, giovani adulti), alle conferenze giovanili o a quegli eventi comunque rivolti ai “giovani” che contribuiscono in modo significativo a popolare l’immaginario delle giovani generazioni.
Si può dire che anche il mondo evangelico italiano abbia un’offerta ricca in questo campo ed è bene che sia così. Spesso è ai “campi”, in una situazione diversa dalla casa o dalla chiesa di provenienza, che le persone fanno un’esperienza di conversione o di consacrazione al Signore. Spesso è alla memoria dei “campi” che viene associato un momento “alto” e significativo della vita che rimane indelebile negli anni. Più vicino al nostro tema, spesso è ai campi che si fanno le prime esperienze di conduzione: come capi-camera, come collaboratori, come responsabili, che segneranno per sempre. Soprattutto quando si proviene da chiese piccole numericamente e dall’identità evangelica povera, è ai campi che si “respira” un’aria evangelica apparentemente frizzante, ricca, interessante. I “campi” sono in genere un momento plasmante l’immaginario evangelico, la percezione della fede evangelica, i confini e i connotati del movimento evangelico.
Molti leader evangelici magari non hanno studiato teologia o non hanno avuto una formazione intenzionale nella chiesa locale, ma si sono fatti le ossa ai campi ed è lì che hanno avuto le esposizioni più impattanti per la loro vita. Di qui la responsabilità di gestire queste iniziative con la massima intenzione.
Consci di questo ruolo non trascurabile, ecco alcuni profili che può essere utile considerare per favorire la costruzione di un immaginario più ricco che accompagnerà nel tempo i futuri leader evangelici:
Un profilo internazionale. Nelle attività dei campi si può inserire un’attività che si colleghi ciò che si sta facendo al carattere mondiale del mondo evangelico? Può essere un’attività sulla missione, sulla libertà religiosa nel mondo, sulla configurazione della chiesa evangelica globale, ecc.
Un profilo storico. Nel programma si può prevedere sempre un riferimento alla storia della chiesa agganciato ad un anniversario dell’anno, ad una ricorrenza significativa, ad un personaggio o movimento che possono essere ricordati o su cui si può fare un laboratorio?
Un profilo culturale. Il mondo evangelico ha prodotto tanti documenti significativi su svariati temi: si pensi al Movimento di Losanna o all’Alleanza Evangelica Mondiale. Abbiamo ben due volumi di Dichiarazioni evangeliche che raccolgono decine di documenti sui più svariati temi missiologici, etici, sull’ambiente, di attualità. Perché non prevedere sessioni in favorire l’assimilazione di questo patrimonio?
Insomma, si tratta di dare i rudimenti di un’identità evangelica che sia capace di pensarsi in termini globali, storici e culturali. Si tratta di seminare per il futuro. Si tratta di rappresentare per i giovani un mondo evangelico che esca dagli stereotipi qualunquistici (“siamo pochi e ben divisi”), dalle identità localistiche e appiattite alla secolarizzazione e di dare loro il senso realistico della famiglia evangelica. Invece di reiterare forme monche e povere di immaginario, i leader del futuro sapranno almeno che gli evangelici, per quanto collegati alle loro chiese locali, hanno una storia che affonda nei secoli, hanno organismi rappresentativi e hanno qualcosa da dire dentro e fuori le mura dei locali di culto. L’investimento sull’immaginario potrà avere effetti benefici negli anni.
Della stessa serie:
“Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (all’altezza)?” (1/8/2022)
“Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (II)? La formazione dei quadri intermedi” (4/8/2022)
“Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (III)? La sfide di essere chiese “vivaio” (5/9/2022)
“Nelle chiese abbiamo una classe dirigente (IV)? La necessità di ripartire dalla chiesa alveare” (9/9/2022)