Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (III)? La sfida di essere chiese “vivaio”

 
 

Consapevoli o meno, il tema di come formare uomini e donne a svolgere compiti di responsabilità (in linguaggio sociologico si direbbe “il problema della leadership”) è ineludibile. Ogni organizzazione sociale se lo deve porre. La chiesa evangelica non è solo un’organizzazione sociale, ma non è meno di un’organizzazione sociale. Ciò significa, tra l’altro, che i processi della formazione della leadership avvengono sotto l’egida dell’opera dello Spirito Santo e non possono essere costretti entro rigidi parametri sociologici. D’altra parte, la Bibbia ci presenta la vita della chiesa come contesto in cui discernere l’opera dello Spirito Santo nelle persone chiamate a ruoli di responsabilità. 

Mentre dipende dallo Spirito Santo che distribuisce i doni come vuole, la chiesa deve accertarsi di essere un ambiente in cui le vocazioni sono incoraggiate a maturare in vista di un servizio all’evangelo che sia degno di questo nome. Come farlo? In un saggio apparso un paio di anni fa (“Chiese discepolanti: appunti di un percorso”, Studi di teologia N. 64 [2020] pp. 96-117) insieme a Reid Karr, abbiamo raccontato di come una serie di metafore siano state d’aiuto per immaginare la vita di una chiesa votata al discepolato diffuso e reticolare.

Tra le altre, l’immagine della chiesa come “vivaio” ci ha sollecitati a pensare la vita della chiesa come un luogo in cui le piantine crescono per diventare grandi ed eventualmente essere trapiantate dove Dio le collocherà. Il vivaio è un luogo a suo modo protetto dove la pianta può crescere e dove l’irrobustimento di giovani pianticelle è un obbiettivo intenzionale. 

Oltre alla metafora vegetale, si pensi ai “vivai” calcistici: quelle strutture delle società sportive in cui i giovani sono fatti crescere per diventare giocatori che possono affrontare le serie superiori e giocarsela in campionati impegnativi. Una società sana e lungimirante è quella che investe nel “vivaio” perché sa che da lì verranno fuori i giocatori di domani.

La chiesa vivaio non è quella che ha delle attività riservate ai “giovani” o che divide la chiesa in classi anagrafiche o sociali o professionali (ad esempio: giovani, donne, coppie, ecc.) per lo svolgimento delle sue attività. La chiesa “vivaio” è quella che ha nel suo DNA ecclesiale la preghiera e l’intenzione di essere un incoraggiamento alla formazione di tutti i credenti e che traduce questa sua priorità in ogni aspetto della sua vita: liturgica, didattica, diaconale, evangelistica, culturale, ecc. 

Fatte salve le specifiche prerogative bibliche degli anziani e dei diaconi, tutta la vita della chiesa è “aperta” ad essere un luogo in cui coinvolgere i credenti in varie forme di partecipazione confacenti alla maturità acquisita e in vista di un suo ulteriore sviluppo. Per essere chiesa “vivaio” bisogna aver assimilato le implicazioni del “sacerdozio universale dei credenti” (perno del cristianesimo evangelico) e aver superato le restrizioni del sacerdotalismo religioso (cardine del cattolicesimo romano). Bisogna anche rendere la vita della chiesa una “palestra” in cui le persone imparano a svolgere gli esercizi richiesti con sempre maggiore rigore e passione. Bisogna concedere un “margine di errore” a tutti coloro che partecipano senza per questo scaricare giudizi taglienti o sentenze inappellabili in caso di performance non proprio all’altezza. Occorre coltivare la pazienza dell’agricoltore che pota, concima e innaffia e coniugarla con la saggezza dell’architetto che si accerta di costruire mantenendo la squadra e avendo in mente un progetto ambizioso.

Se le chiese non sono “vivai”, la leadership sarà presumibilmente accentratrice, “chiusa” e tendenzialmente sterile. Se ogni chiesa evangelica fosse un “vivaio”, l’effetto moltiplicatore sarebbe a beneficio non solo per la chiesa locale, ma per la testimonianza evangelica nel suo complesso. 

(continua)                                                                                             

Della stessa serie:
“Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (all’altezza)?” (1/8/2022) 
“Nelle chiese evangeliche abbiamo una classe dirigente (II)? La formazione dei quadri intermedi” (4/8/2022)