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Parole del 2020. Resilienza

Nella lista delle parole del 2020 trova posto anche la parola “resilienza”. Resilienza indica quella capacità di attutire un urto da parte di un oggetto senza rompersi o spezzarsi. Più specificamente nella tecnologia dei tessuti, la resilienza indica l’attitudine a riprendere l’aspetto originale dopo un allungamento o una deformazione. In psicologia è resiliente quella persona che ha la capacità di reagire di fronte a traumi o difficoltà. La parola resilienza in qualche modo indica la capacità di resistere agli urti, alle prove, allo stress, ed è senza dubbio una delle parole che caratterizzano il 2020. Si parla di resilienza del sistema sanitario a reggere il peso di una pandemia incontrollabile. Si sente parlare della pessima resilienza del sistema economico italiano, che nonostante la già fragile condizione in cui versa, è indebolito dalla pandemia, spingendo lo Stato a dare sussidi (bonus) e iniziative di rimborso (cash-back). Si sente parlare di resilienza politica in relazione ad un Governo che deve fare i conti non solo con le decisioni da prendere per combattere la pandemia, ma anche con la fragile situazione interna.

Chi sta facendo i conti con la pandemia sono anche i singoli individui e la società. La pandemia sta mettendo a dura prova la resilienza individuale di coloro, che risultati positivi al coronavirus, sono dovuto rimanere isolati da familiari e amici. La pandemia sta provando le relazioni, accrescendo l’attenzione per un corretto e vigile distanziamento per evitare di essere contagiati o di contagiare. Il lavoro pure è cambiato, non è più lo stesso. C’è chi l’ha perso completamente, e c’è chi invece ha visto catapultarsi il lavoro a casa, perdendo di fatti ogni connessione con i propri colleghi, superiori, sottoposti, ma anche vedendo sfumare ogni confine tra quella che è la dimensione lavorativa e quella familiare. Anche la dimensione spirituale è a dura prova: la pandemia sta provando anche la resilienza spirituale di ognuno. Parte dei culti e le riunioni di preghiera, oltre ad altre attività ecclesiali, sono ancora in via telematica o addirittura sospese.

La pandemia sta mettendo a dura prova la capacità di resilienza di tutte le dimensioni della nostra vita e sicuramente le interpretazioni in questo periodo possono essere svariate. Per alcuni essere resilienti significa sopportare in modo passivo, subire e sottostare ai poteri forti e alle condizioni del “sistema” che vengono imposti. Per altri essere resilienti è un modo di dimostrare di essere buoni cittadini che fanno il proprio dovere con la speranza di tornare alla normalità senza però averne alcuna certezza di quello che sarà. L’unico modo di affrontare la pandemia non è ribellarsi e nemmeno subire senza avere una speranza futura, ma viverla con senso di attesa e consapevolezza che tutto è sotto controllo, sotto il controllo di Dio.

 La Bibbia ci ricorda che Dio è sovrano e sicuramente ha un proposito se ha permesso questa pandemia. Si può essere resilienti solo se ci si fida di Dio sovrano e si riposa nella sua volontà. Altre forme di resilienza sono nutrite da un vago ottimismo della volontà che facilmente viene sconfessato e che è soggetto a spegnersi. C’è dunque una resilienza cristiana e una resilienza pagana. La prima regge, la seconda si squaglia perché la prima è ancorata al Dio dell’alleanza mentre la seconda è poggiata sulla sabbia delle circostanze. Chi crede in Dio sa che Lui non gioca a dadi e nemmeno è l’orologiaio a cui è sfuggito di mano il giocattolo. La fede in Gesù Cristo dà le indicazioni per vivere in modo resiliente la prova, non confidando nelle capacità umane, non sperando in un futuro incerto. Essa invita a guardare allo stress-test della pandemia con gli occhi di Dio. Essere cristiani resilienti significa navigare nel mare turbolento della prova, il che vuol dire essere pazienti e trovare pace, forza e energie nuove soltanto in Gesù Cristo.

La resilienza cristiana altro non può che appoggiarsi su Gesù Cristo “mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza” (Romani 5,1-4).


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