Psyché, soffio tangibile. Intorno ad una mostra di Claudio Centin
In occasione di Festivalfilosofia 2024 (13-15 settembre) di Modena si è tenuta la mostra personale di Claudio Centin dal titolo “Psyché, Soffio Tangibile”, organizzata dall’Associazione evangelica formiginese. Il macrotema della 24ma edizione del Festival era proprio “Psiche”
Alcune centinaia di persone hanno preso il tempo per visitare la mostra, che rappresentava una selezione tematica di opere di Claudio Centin, artista modenese. Chi l’ha visitata si è trovato davanti ad opere realizzate dichiaratamente recuperando materiali di consumo, riadattati e risignificati in nuove sculture o in “quadri”. L’idea di fondo è quella di una realizzazione artistica che rimarchi il tema della grazia nel paradigma Creazione-Caduta-Redenzione. Provare a scrivere delle singole opere ha poco senso. Questo tipo di attività è rischiosa, perché sostituendo la parola “arte” alla parola “musica”, nella celebre frase attribuita a Frank Zappa, “scrivere di musica è come ballare di architettura”. Pur non volendo ballare d’arte, ha comunque senso descrivere il percorso della mostra.
Le opere esposte sono mirate a condurre lo sguardo alla materialità del soffio vitale, la psyché, il nephesh, lo spirito che anima ciò che è materiale, plastico, fisico e tangibile. Il soffio vitale nel nostro mondo dà vita a corpi che occupano spazi, che in essi si muovono e in essi tessono relazioni. Il percorso delle opere, dove anche i quadri sfondano la bidimensionalità e letteralmente invadono lo spazio di chi guarda, aiuta a cogliere quello spazio in cui si delineano e si giocano le relazioni, relazioni sconnesse e da riconnettere, relazioni con sé stessi, con gli altri e con la realtà in cui si vive.
Ecco allora che la coerenza originale viene rappresentata nell'opera “La creazione”, che mantiene un'unità integrale tra anima e corpo, tra gli elementi sensibili e le necessità corporee dei singoli esseri viventi all'interno di un cosmo organico e complesso. L’uno e il molteplice sono perfettamente realizzati. La Creazione, appunto.
La coerenza originaria viene meno, quando il sé, l’anima impersonata, contende con l'idea di Dio e con la propria posizione nella realtà. Questo è reso plastico nel “Combattimento Cosmico”, in cui chi guarda, tramite un gioco di specchi, s'identifica con chi indossa un paio di guantoni da pugile, con il sé che cerca la propria affermazione e determinazione al di fuori delle categorie di Dio e, ribellandosi, entra in conflitto con Dio nell’arena del cosmo. La Caduta, quindi.
Con la Caduta, il sé cerca una nuova comprensione del proprio posto nella realtà e cerca anche una nuova direzione. È destinato a cercare il proprio riflesso per esaminarsi e prendere coscienza. Ma realizza ben presto che gli strumenti che ha in mano sono parziali, frammentari, distorcenti (“Evanescente”, è costituito da un enorme paio di occhiali realizzati con specchi bombati crepati) e controproducenti e alienanti (“Narcissus ‘24”). Se la percezione di sé e la rappresentazione di sé in termini oggettivi è costantemente ostacolata dagli effetti della Caduta, e se la Rivelazione dall’alto è rifiutata, l’uomo ha spesso fatto ricorso a esperienze che tentano di amplificare con sostanze o ideologie le proprie capacità sensoriali e conoscitive, per trovare squarci di verità profetica e (forse) provare a recuperare una qualche unità di senso. Ma nell’opera “Psichedelia secolare” l'obiettivo non si raggiunge, la frammentarietà non si ricompone. Anzi, l’unico risultato è un’allucinazione evanescente. Manco a dirlo, gli effetti della Caduta sono sistemici e cosmici, non soltanto individuali e introspettivi. Il mondo diventa una realtà contaminata: basta il titolo dell’opera “Menorifiuti” a evocare il rovesciamento dell’ordine e i danni causati.
Nel percorso però troviamo opere che presentano la Redenzione, infine. Queste opere guardano a una ricomposizione dei frammenti e al rinnovamento dell’intera esistenza. C'è una richiesta di intervento (“Libera nos a malo”) nel salvare non solo la coscienza, ma l'intera vita esistente, il mondo intero. La richiesta di liberarci dal male è visivamente associata al recupero della Bibbia, quale rivelazione di Dio per il mondo, che irrompe nella realtà che è al momento incatenata.
L’intervento c’è in “Stupenda grazia”, opera composta da un tappeto di frammenti di specchi scuri da cui escono due mani forate che riversano il sangue su un piccolo planisfero rivitalizzandolo una volta che un frammento di specchio pulito vi si è stato incastonato. Si passa quindi da una condizione di disunità e morte a uno di unità e vita. La fisicità dell’opera rimanda sì alla realtà tangibile e tattile, ma la dimensione spirituale non ne è esclusa. Anzi, viene ribadita nell’opera “Psyché, Soffio Tangibile”. Qui l’opera di Cristo, rappresentata dai tre chiodi che reggono il quadro, ricompone l’unità di mente e cuore, logica e sentimenti, spazi questi abitati dall'anima, dal soffio tangibile. Il soffio generato da una vecchia ventola da PC e che muove micro-fili dorati è lì a ricordarcelo.
L’intera storia della salvezza è quindi rappresentabile anche nella storia della coscienza, dell’anima, della psyché, riconoscendo le profonde connessioni con la realtà sensibile e tangibile. Il Vangelo continua a essere essenziale a tutte queste dimensioni. Anzi a preesistere a queste dimensioni e a proiettarle verso la piena Consumazione alla presenza della Trinità.
Almeno duecento Vangeli di Giovanni sono stati regalati ai visitatori.