Quanto sono lontane/vicine la fede evangelica e quella cattolica? Impressioni a margine di un dialogo teologico a Napoli
Gli evangelici e i cattolici credono allo stesso vangelo? Questa è la domanda in un certo senso provocatoria che fa da sottotitolo al libro di Leonardo De Chirico, Stesse parole, mondi diversi. I cattolici e gli evangelici credono allo stesso Vangelo?, Caltanissetta, Alfa&Omega 2021. Questa stessa domanda è stata al centro di un interessante confronto pubblico. Infatti, il 20 giugno scorso, nei locali della Chiesa Anglicana di Napoli, che ospita la Chiesa evangelica Nea-polis, vi è stata una conversazione tra Edoardo Scognamiglio, professore di teologia dogmatica alla Facoltà dell’Italia meridionale di Napoli, e De Chirico, autore del libro e docente di teologia storica all’Istituto di Formazione Evangelica e Documentazione di Padova.
Alla presenza di un’ottantina di persone, l’incontro è stato ben moderato da Mark Oden, pastore della chiesa organizzatrice. Il video della serata è disponibile qui. Nella conversazione sono emerse due posizioni di fede sicuramente diverse. Il dialogo si è svolto in maniera pacata e rispettosa. Gli interventi di De Chirico hanno ribadito i contenuti del suo libro, presentando un’analisi sistemica della teologia e della pratica cattolico-romana. Essa, pur essendo solida nella sua secolare ossatura dogmatica, dal Concilio Vaticano II (1962-1965) in poi si mostra sempre in progress. Roma ha reinterpretato il senso della sua cattolicità e missione, determinando approcci inclusivi nelle relazioni con le altre fedi, sia cristiane sia altre. L’utilizzo comune di parole tratte dalla Bibbia non vuol dire che la fede evangelica e quella cattolica credano e dicano la stessa cosa. Alle parole “chiesa”, “grazia”, “perdono”, “misericordia”, “giustificazione”, “evangelizzazione”, “missione”, ecc. viene attribuito un significato diverso. Il cattolicesimo usa queste parole non essendo sottomesso alla suprema autorità della Scrittura e quindi costruisce la sua versione di “vangelo” in modo da includere anche le tradizioni devianti e le pratiche devozionali che sono contrarie alla Bibbia.
Scognamiglio ha dato prova di essere uno studioso serio. La sua lettura del libro di De Chirico è stata apprezzante e positiva, anche se il teologo cattolico ha ribadito quello che è l’orientamento inclusivo del cattolicesimo contemporaneo che allarga la sintesi ma non riforma biblicamente il suo paradigma.
La radicale differenza con la fede evangelica non inficia affatto l’utilità e l’importanza del dialogo. Quando si possiede una chiara identità non c’è d’aver paura del confronto con altre comprensioni. Solo un atteggiamento settario sfugge al dialogo. Certamente, occorre investire nella formazione perchè a certi livelli, come ad esempio questo, non ci si può improvvisare. Il Vangelo va proclamato a tutti, con rispetto e competenza. Se soggiace la convinzione che la Verità è potente e che lo Spirito Santo se ne serve per rigenerare cuori e menti, la Parola di Dio non torna mai a vuoto.
Il libro Stesse parole, mondi diversi non contiene un esame versettologico o atomistico del cattolicesimo, ma ne analizza la struttura teologica e le connessioni nella pratica. Ricordo che anni fa esisteva un opuscolo dal titolo “La lista delle eresie” del cattolicesimo ed i pochi libri sulla chiesa di Roma contrapponevano versetti biblici a prassi romane, mostrando le deviazioni rilevate. Si trattava di materiali che hanno avuto e hanno una loro validità. Eppure, la reinterpretazione fatta dalla chiesa di Roma ha mutato parte delle sue prassi e del suo linguaggio. Ciò rende complessa la comunicazione perché il vocabolario appare uguale, ma in realtà gli universi di senso e di fede sono diversi. Solo una lettura sistemica aiuta a comprendere le distorsioni cattoliche alla luce della Scrittura così come riassunta nei “sola, solus” della Riforma del XVI secolo: la Scrittura sopra tutto, Cristo unico mediatore, la salvezza per fede soltanto, la vita per la gloria del solo Dio. Su ciascuno di questi cardini, il cattolicesimo prende posizioni diverse e finisce per sviluppare un “vangelo” diverso.
Dalle parole di Scognamiglio si è potuto osservare un atteggiamento conciliante, non di ostilità come avveniva nel passato: comportamento che è frutto della sua cultura ecumenica. In fin dei conti, secondo quest’ottica siamo tutti cristiani, tutti figli di Dio. Emerge che il cattolicesimo è la religione dell’et-et, secondo cui sarebbe vero quel che dicono gli evangelici ed ugualmente vero anche quello che dicono i cattolici e anche quello che dicono le altre comunità di fede.
Il teologo cattolico ha riconosciuto che non tutti i cattolici romani sono discepoli di Cristo, ma come si fa a conciliare quest’affermazione con il dogma cattolico del battesimo che è il sacramento che toglie il peccato originale e rigenera? Ha anche ammesso che le devozioni popolari possono essere devianti, ma come si fa a conciliare questo con l’approvazione ecclesiastica di pratiche che sono contrarie alla Scrittura? Perché la chiesa romana non si assume l’onere di correggerle e di abolirle?
L’incontro si è concluso con alcune domande del pubblico. Purtroppo, in alcune di esse vi è stata una punta polemica, che andava evitata. Non si può affatto dire che sia stato un tempo inutile. Si è testimoniato della verità del Vangelo che è inalterabile e il confronto ha aiutato anche a capire a che punto è la nostra comprensione della fede di entrambi gli orientamenti presentati.