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Roberto Bellarmino (1542-1621) contro il “sola Scrittura” (III)

Nello scrivere le Controversie (1586-1593), Roberto Bellarmino divenne il portavoce della teologia cattolica romana post-tridentina contro il protestantesimo. La sua polemica diventò il principale serbatoio apologetico contro la Riforma per i secoli successivi. Analizzeremo brevemente il suo contributo sulla differenza tra Roma e la Riforma sul tema della Parola di Dio.

Nelle Controversie, la prima polemica che Bellarmino affronta è quella sulla Parola di Dio. In essa difende l'aggiunta cattolica al canone biblico dei libri apocrifi che era stata confermata a Trento (Sessione IV, 8 aprile 1546). Discute poi le questioni relative agli autografi in lingua ebraica, aramaica e greca insieme a una lunga difesa dell'uso della versione latina per usi catechetici e liturgici rispetto all'uso delle traduzioni nelle lingue volgari come era stato auspicato dai Riformatori.

Il titolo scelto da Bellarmino per questa sezione: De Verbo Dei scripto et non scripto indica chiaramente il fatto che, per la Chiesa romana, la Scrittura è la Parola di Dio, ma la Parola di Dio è anche una insieme di tradizioni non scritte. Anche la Tradizione apostolica è parte della Parola di Dio e la Scrittura in sé e per sé è insufficiente per comunicare la Parola di Dio. Poiché la Tradizione deriva dalla Chiesa, Chiesa e Scrittura sono organicamente e indissolubilmente associate perché la Chiesa è la madre che nutre i suoi figli con la Parola di Dio. La Chiesa non può definire dottrine che contraddicono la Scrittura, ma può articolare insegnamenti che possono non essere trovati nella Scrittura e tuttavia fanno parte della Tradizione. 

Per Bellarmino, la Scrittura e la Chiesa sono distinte eppure così intrecciate che è inconcepibile anche solo immaginare la priorità della Scrittura sulla Chiesa. Secondo questo punto di vista, il principio protestante “Sola Scrittura” non ha senso. La Scrittura non è autosufficiente perché è solo una parte della Parola di Dio. Dio fa sentire la sua voce attraverso la Bibbia come parte di una Tradizione più ampia il cui corpo e la cui voce vivente è la Chiesa. La Chiesa ha definito il canone dei libri ispirati, la Chiesa interpreta autenticamente e veracemente la Bibbia e trasmette le tradizioni non scritte che comunque fanno parte della Divina Rivelazione. Se la Scrittura è necessaria, non è sufficiente perché fa parte della Tradizione, la cui voce viva e ultima è la Chiesa gerarchica come divinamente costituita nella Chiesa romana.

Nella sua teologia della Scrittura, Bellarmino ne argomenta l'oscurità (contro la sua chiarezza generalmente sostenuta dai riformatori), anche rispetto agli insegnamenti necessari alla salvezza. Secondo il teologo gesuita, la Scrittura contiene numerose difficoltà testuali, linguistiche, logiche e letterarie che la rendono ambigua se non oscura. La Bibbia richiede un'autorità divinamente garantita per la sua interpretazione. Dato che la Chiesa ha prodotto la Bibbia, solo la Chiesa può interpretarla autorevolmente portando il lettore a discernere il preciso intento dell'Autore divino nelle pagine della Scrittura e al di là di esse. La Chiesa sovrintende alla Bibbia per la sua priorità cronologica sulla Scrittura e per il ruolo interpretativo sul suo insegnamento. 

Il punto è ben sintetizzato dallo stesso Bellarmino quando scrive:

La controversia tra noi e gli eretici consiste in due punti. La prima è che diciamo che tutta la dottrina necessaria, sia sulla fede che sui costumi, non è contenuta espressamente nelle Scritture; e quindi che, oltre alla parola di Dio scritta, si richiede anche la parola di Dio non scritta, cioè la Tradizione divina e apostolica.

Ci furono almeno sette opere protestanti interamente dedicate a confutare la dottrina della Scrittura di Bellarmino. La Disputatio de Sacra Scriptura del 1588 di William Whitaker è forse la confutazione protestante più completa e convincente della teologia della Scrittura di Bellarmino che fu prodotta solo due anni dopo la pubblicazione del primo tomo delle Controversie. Ogni singolo argomento avanzato da Bellarmine riceve un'attenta attenzione e una spiegazione alternativa da un punto di vista protestante. Analoga attenzione critica al trattamento della Scrittura da parte di Bellarmino è data ad esempio da Johann Gerahrd nella sua Confessio Catholica (1634-1637), da Francesco Turrettini nel locus sulla Sacra Scrittura della sua Istituzione della religione persuasiva del 1679, fino ad arrivare ai Prolegomeni di Herman Bavinck nella sua Dogmatica riformata (1895-1901).

Nonostante gli ammorbidimenti della Costituzione dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II e i successivi sviluppi, il “Sola Scrittura” è una differenza incolmabile tra la fede evangelica e il cattolicesimo romano. 


(continua: sintesi di una conferenza “Bellarmine against the Reformers” tenuta alla Westminster Conference il 1 dicembre 2020 e in corso di pubblicazione)


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