Santi nel mondo (IV). La chiesa semper reformanda
“I puritani sono esempio di maturità”, così sostiene J.I. Packer nell’introduzione al bel volume di Lelan Ryken Santi nel mondo. Il vero volto dei puritani (2017). A modo loro, i puritani furono rivoluzionari perché cercavano di vivere in modo integrale l’evangelo a cui avevano creduto! Così come il lavoro, l’azione sociale, la famiglia, anche la chiesa andava vissuta alla luce della Scrittura. Il puritanesimo fu un movimento che ebbe inizio con il desiderio di purificare la chiesa d’Inghilterra e il suo culto. Essi sapevano che la chiesa non poteva rimanere così com’era e che il culto, intriso di vuoti ritualismi, andava ripensato alla luce della parola di Dio e non secondo i dettami di un regnante terreno con la sua classe clericale.
L’esempio di chiesa a cui facevano riferimento è quello degli Atti degli apostoli. “Il richiamo all’esempio apostolico aveva delle implicazioni assai vaste” (p.189) perché permetteva loro di rompere con il retaggio cattolico e anglicano (specialmente con le pratiche cerimoniali), così da negare le tradizioni extra bibliche per una chiesa sempre in riforma. La liturgia e il culto da quel momento in poi andavano rivisti alla luce della Scrittura.
Così come il culto, anche la chiesa andava ripensata attraverso un sincero confronto con quella che è la volontà di Dio. La Bibbia era prima e unica autorità, la bussola da seguire per quelle che dovevano essere le politiche ecclesiastiche di una chiesa fedele, una chiesa definita da William Gouge come “composta da quanti interiormente ed effettivamente, per lo Spirito […] credono in Cristo” (p. 193). Una tale definizione della chiesa visibile contrastava con l’assetto cattolico ed anglicano.
Per i puritani la chiesa aveva il compito di predicare la parola, amministrare i sacramenti e praticare la disciplina. Il criterio considerato perno dell’organizzazione ecclesiale era “un libero accordo reciproco tra credenti che si uniscono e stipulano un patto per vivere insieme come membri di una santa società” (p.196).
La vita di ogni cristiano veniva così rivoluzionata: tornava a essere come stabilita dal Signore, cioè un culto continuo a Dio. Nelle congregazioni quindi il culto divenne un culto partecipato da gente di tutte le età. Donne, uomini e bambini attraverso la pratica del canto partecipavano insieme alle lodi del Signore. Ogni fedele puritano che fosse un fabbro o commerciante dalla predicazione del vangelo era invitato ad una partecipazione riflessiva. La comunione spirituale fu uno dei frutti riscoperti nella chiesa puritana, dove ognuno si sosteneva a vicenda nelle sfide di carattere spirituale, ma anche nelle avversità quotidiane.
Insomma, quella puritana fu una rivoluzione che portò un modello ecclesiastico autonomo e indipendente, libero dal controllo oppressivo e illegittimo dello stato, e che esaltava la condizione spirituale della gente comune. Fu una rivoluzione che riaffermava Cristo come unico mediatore tra Dio e i fedeli.
La parola di Dio non veniva più solo letta, come succedeva in una liturgia fitta di cerimoniali, ma veniva investigata e diventava oggetto di conversazione a casa e nella chiesa. L’immaginazione visuale delle navate nelle chiese anglicane e cattoliche venne sostituita dall’immaginazione delle predicazioni sulla base della Bibbia. Il culto venne semplificato e alleggerito.
Non avendo più un assetto piramidale di autorità, fu il congregazionalismo a essere l’assetto organizzativo delle nuove chiese ed è ancora oggi in molte chiese evangeliche quello che viene scelto. Seppur le mura delle chiese vennero imbiancate rendendo i locali di culto semplici, le predicazioni erano momenti creativi, ricchi di esempi figurativi, allusioni alla Bibbia che arricchivano le menti e le anime di chi le ascoltava. Il culto diventava un’esperienza spirituale concreta che generava una passione per la parola di Dio.
Pur consapevoli che il puritanesimo non costituì mai una denominazione a sé, possiamo dire che lo spirito, l’impegno, la passione per l’evangelo che animava i puritani per una vita lavorativa, sociale, familiare ed ecclesiale alla gloria di Dio sono per noi un esempio costante da cui prendere spunto.