Somnium da Zurigo e oltre

 
 

Dopo Chieti, Pozzuoli e Pieve di Cadore, la quarta edizione di Somnium – Vivere con e per l’altro ha varcato la frontiera italiana con meta Zurigo, città colma di testimonianze legate alla Riforma del XVI secolo.

Dal 27 al 29 dicembre 2023, in un tempo ricco di relazioni fraterne e stimoli per la crescita nella fede, è stato fatto un altro passo verso l’obiettivo di coltivare un sogno radicalmente evangelico e di sviluppare e consolidare un’identità evangelica matura, integra e capace di incidere realmente nella società.

Durante la prima serata, ripercorrendo con dei giochi le tappe e i ricordi delle edizioni precedenti, sono stati integrati i nuovi ‘sognatori’ e si sono riallacciate le amicizie formatesi negli ultimi due anni.

La mattina dopo, ospiti nei locali della Missione Evangelica Italiana di Zurigo, si è tenuta la prima relazione sulla Riforma zurighese. Attraverso la proiezione video di una relazione tenuta da Emidio Campi, professore di storia della chiesa e della Riforma presso diverse università nel mondo, sono state spiegate le riforme ecclesiastiche e sociali promosse da Zwingli a Zurigo negli anni 1519-25, grazie alla sua nuova comprensione teologica, e il peso che queste idee hanno avuto nella storia.

Erano riforme numerose e di vasta portata, con l’obiettivo del bene di tutti: dall’assistenza pubblica, basata non sulla visione dei poveri come sacramentum mundi, ma sulla dottrina protestante del sacerdozio universale, che spingeva ad aiutare i poveri in quanto persone, a combattere l’ozio e a promuovere il lavoro, al tribunale matrimoniale e dei buoni costumi che trasformava il matrimonio in un istituto laico, togliendogli la funzione sacramentale; da una nuova concezione del lavoro, non più visto come maledizione o un semplice impiego retribuito, ma come vocazione, con il triplice scopo di servire il prossimo, fare cose utili e glorificare Dio, al ristabilimento della dignità delle autorità civili in quanto ministri di Dio prima di essere rappresentanti del popolo e la sottomissione ad essi come a Dio stesso, sebbene non in maniera assoluta.

Dopo un pranzo in centro a Zurigo, la lezione è stata rafforzata da una visita guidata della città, condotta da Sergio De Blasi. Partendo dall’unico edificio cattolico-romano medievale rimasto dopo la Riforma, è stata attraversata la città vecchia, sulle orme di Heinrich Bullinger, Pietro Martire Vermigli, Konrad Pelikan e, naturalmente, Ulrich Zwingli. Si è passati dalla Fraumünster, simbolo di accoglienza riformata a livello nazionale, dalla St. Peterskirche e dalla Grossmünster: poste rispettivamente sulle due sponde del fiume Limmat, dove, grazie alle idee di Zwingli, si iniziò a predicare liberamente la Scrittura. Sono emerse dalla visita la chiarezza di visione dei teologi riformati, la loro passione per le verità della Scrittura, il loro impegno comune radicale e costante per trasformare ogni ambito del loro contesto in una società che riflettesse in modo concreto i valori del regno di Dio. A concludere la giornata, una cena tra rösti, formaggio fuso, birra e Schokoladentorte, conversazioni e testimonianze dei partecipanti e organizzatori ‘diversamente giovani’.

Il giorno successivo, la seconda relazione, tenuta da Antonino Memme, pastore della chiesa evangelica di Chieti, ha esaminato le origini dei battisti riformati, dagli inglesi Thomas Helwys e John Smith, alla dichiarazione di fede di Helwys del 1611 al movimento puritano e l’importanza in generale delle confessioni di fede come strumenti per orientare l’intera persona, e infine la fondazione della prima chiesa battista riformata a Spitalfields, Londra nel 1612. Uno sguardo al movimento battista in Italia ha evidenziato la differenza tra l’approccio sistemico dei Riformatori e quello dei primi missionari stranieri, giunti in Italia nel 1800. Essi trasmisero una fede spiritualista, a tratti superficiale, concentrata maggiormente su fede personale, moralismo e anticlericalismo, trascurando lo studio approfondito delle matrici politiche e culturali di fondo del Paese. Si preferì la predicazione del risveglio alla predicazione della riforma. A conclusione dell’incontro, è stata incoraggiante la condivisione dei partecipanti riguardo ai temi attualmente trattati nelle rispettive chiese. Si tratta di temi che evidenziano l’impegno delle chiese nella formazione di membri attraverso autori come Grudem e Packer, e di temi come “il tasso di evangelicità”, “l’arte da un punto di vista evangelico”, “la teologia in briciole” e “la Confessione battista del 1689”, solo per citarne alcuni. 

Dopo questi giorni intensi, alla scoperta delle idee della Riforma e delle figure dei Riformatori, si torna a casa con degli interrogativi. Che cosa si è fatto finora di questa grandissima eredità? Che cosa si sogna di fare con l’eredità ricevuta per l’Italia del ventunesimo secolo? Si sogna ancora soltanto la predicazione del risveglio personale o si può pensare ad una trasformazione più ampia? Che cosa tramanderà la nostra generazione? Una visione meramente esistenziale, di sopravvivenza persoanale? O una visione allargata, potente, radicale, capace di orientare in modo concreto e con vigore ogni pensiero e azione per la gloria di Dio? Che uso si fa degli strumenti che le chiese forniscono per alimentare e rendere solido questo sogno? Il sogno porta a combattere l’ozio, bestia nera del credente riformato? O ci si adagia, ci si riposa, ci si concentra sul proprio piccolo?

Che il Signore dia alla nostra generazione di non far cadere il testimone, che ci conceda di spenderci per Lui in tutti i campi che ci affida, che ci dia di coltivare il sogno dei Riformatori e di viverlo pienamente e con vero ardore di modo da avere un messaggio profondamente biblico da trasmettere a chi viene dopo di noi. Buon sogno!