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Stottiana (IX). Creati per pensare

Lo zelo senza conoscenza non è un’opzione cristiana. Nemmeno un atteggiamento anti-intellettuale è una strada della fede. Come allora vivere in modo cristiano il nostro essere creature pensanti? Il libro Creati per pensare di John Stott riporta integralmente una sua conferenza su quale “posto deve avere la mente nella vita cristiana”.

Stott inizialmente riflette sul ruolo della conoscenza nel mondo cristiano. Nota che molti cristiani sono pieni di zelo, ma spesso si tratta solo di una sorta di entusiasmo senza profondità nella conoscenza. Inoltre, la cultura moderna spinge sempre di più anche il mondo cristiano verso l'anti-intellettualismo attraverso tre fattori: la ritualità che diventa ritualismo, cioè una pratica esteriore senza nessun un significato concreto per chi esegue il rituale; l'azione sociale e politica, dovuta alla mancanza di speranza nella capacità di un accordo dottrinale capace di nutrire l’unità, e l'esperienza personale che spesso viene posta al di sopra delle verità bibliche.

In seguito analizza il motivo per cui un cristiano deve usare la mente, esaminando quattro dottrine cristiane: 

  • La creazione: siamo stati creati ad immagine di Dio e una delle caratteristiche di Dio è la Sua capacità di pensare. Gli animali sono stati creati per agire seguendo l'istinto, mentre l'uomo per agire seguendo scelte ragionate.

  • La rivelazione: Dio si è rivelato in vari modi: senza bisogno di parole tramite la natura, con le parole tramite la Scrittura, e tramite la rivelazione nella persona di Gesù Cristo.

  • La redenzione: essa porta con sé il rinnovamento dell'immagine divina che era stata distorta dalla caduta nel peccato, includendovi anche la mente.

  • Il giudizio: nella Bibbia viene spiegato chiaramente che saremo giudicati in base alla nostra conoscenza, che consiste nella nostra risposta (o non risposta) alla sua rivelazione.

Dunque, Dio ci ha creati come esseri pensanti, ci ha trattati come tali comunicando con noi, ci ha rinnovati in Cristo dandoci la sua mente, e saremo responsabili della conoscenza che abbiamo. Per queste ragioni, rimanere con un atteggiamento anti-intellettualistico non ci rende più pii o santi. Ci rende solo meno cristiani. Infatti, come troviamo scritto nella lettera agli Ebrei 5,13-14, non dobbiamo essere come bambini spirituali, bisognosi di latte e non ancora in grado di digerire il cibo solido della sapienza divina, ma dobbiamo essere maturi crescendo nella sapienza.

Stott esamina sei aspetti della vita cristiana che non sono realizzabili senza il giusto contributo della mente:

  • L’adorazione: lodiamo coscienti di chi stiamo lodando, cioè il Dio che si era rivelato all'uomo con parole e azioni concrete.

  • La fede: la fede non è credulità, ottimismo o idealismo. La vera fede è una fiducia ragionevole di chi dopo aver riflettuto sulla fedeltà di Dio e sulle Sue promesse, vi si affida.

  • La ricerca della santità: uno degli scopi principali della Scrittura è quello di mostrarci come condurre una vita santa. Per fare ciò, bisogna conoscere la Scrittura e radicarla nella nostra mente.

  • Il conoscere la volontà di Dio: quella “generale” per tutto il Suo popolo (diventare conformi all'immagine di Cristo) che troviamo nella Bibbia e quella “particolare” che riguarda situazioni di vita (lavoro, tempo, denaro, famiglia). Nella Bibbia ci sono delle linee guida che, insieme alla preghiera, allo Spirito Santo e al consiglio di chi ci circonda, ci orientano nelle scelte particolari.

  • La proclamazione del Vangelo: nel presentare il Vangelo, abbiamo la responsabilità di presentare Gesù Cristo nella pienezza della sua persona divina e umana e della sua opera di salvezza. Nell'evangelizzare è importante coinvolgere la mente dell'interlocutore. L'evangelizzazione non si deve basare su parole astruse, ma sul ragionamento e sulla chiarezza in modo che sia comprensibile a tutti, basandosi anche sulla potenza dello Spirito Santo. Non bisogna predicare un Cristo incompleto puntando solo alla mente o al cuore di una persona, ma il nostro obiettivo deve essere quello di vincere una persona tutta intera per il Cristo tutto intero.

  • Il servizio cristiano e i suoi doni: i doni spirituali per definizione puntano all'edificazione della chiesa, del corpo di Cristo. I doni che un cristiano dovrebbe desiderare di più sono quelli dell'insegnamento, presentando così sé stesso e gli altri a Dio come uomini maturi in Cristo.

Infine, Stott ci invita anche ad evitare l’iper-intellettualismo. Dio non intende mai la conoscenza fine a sé stessa, ma come un mezzo per un altro fine (evangelizzazione, edificazione, ecc. .. in ultimo luogo: la gloria di Dio). Una sana conoscenza dovrebbe portarci ad adorare Dio con ammirazione, dovrebbe suscitare la nostra fede, portarci alla santità e a voler condividerla con gli altri.

(Questo articolo è la sintesi della relazione tenuta il 19/5/2021 all’ICED di Roma nell’ambito della serie “1921-2021: La fede evangelica tra ieri e domani” in occasione dei centenari di B.B. Warfield e J. Stott) 


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