Tre ondate più una. Cosa sta succedendo alla chiesa evangelica?

 
 

Come sono cambiate le pratiche, la liturgia e la pietà personale nell’ultimo secolo nelle diverse denominazioni? Cercando di rispondere a quest’interrogativo e concentrandosi sul contesto americano, in un articolo su The Gospel Coalition (4/6/2024) Trevin Wax ha suggerito una lettura secondo cui si sono susseguite tre ondate che, talvolta, accavallandosi, hanno rimodellato le chiese evangeliche. 

Secondo Wax, fino agli anni ’40 era facile intuire la denominazione o la tendenza teologica di una chiesa guardando al modo in cui organizzava la propria liturgia. Oggi, nonostante le differenze teologiche restino, sono difficili da cogliere immediatamente. Questo perché ci sono state ondate trasversali che hanno influenzato tutto l’evangelicalismo rimodellandone le pratiche e lasciando segni molto profondi.

La cosiddetta prima ondata riguarda l’avvento del pentecostalismo e la sua espansione negli anni ’60-’80. Questa prima ondata è stata così pervasiva che ha travalicato i confini del pentecostalismo, portando una certa dose di rinnovamento carismatico in ogni denominazione. L’enfasi sulla guida dello Spirito Santo nel vissuto del culto è diventata più evidente: nei canti, nelle preghiere, nelle dinamiche ecclesiali. Oggi, anche nelle chiese con la teologia non proprio identificabile con la spiritualità pentecostale/carismatica ci sono evidenti segni lasciati da questa ondata: nel modo di adorare, nella musica scelta, nel modo di pregare…

La seconda ondata ha riguardato la sensibilità verso le strategie di crescita e la fondazione di nuove chiese. Questa ondata, nata negli anni ’60, e che si potrebbe chiamare della “sensibilità verso la persona in ricerca” (seeker-sentitive) ha avuto il momento di massimo vigore negli anni ’80-’90. Con questa ondata molte chiese evangeliche si sono adattate per essere attraenti per i visitatori/non credenti, le persone in ricerca appunto. Questo modello ha implicato l’abbando di pratiche carismatiche ritenute più controverse e l’adozione di strategie che rendessero comprensibile, fruibile e piacevole l’esperienza del culto e della vita della chiesa in generale. Molte sono state le critiche verso questo modello, soprattutto rispetto all’idea che il Vangelo potesse essere annacquato durante le predicazioni per renderlo più suadente e meno duro per gli uditori. Nonostante ciò, i segni di questa ondata sono perduranti e caratterizzano molto l’evangelicalismo contemporaneo. Ancora oggi la maggioranza delle chiese opera avendo come tacito presupposto che la salute della chiesa dipenda da strategie di crescita orientate su programmi ed organizzazione che facilitino l’accoglienza e che rendano attraente le sue attività. 

La successiva grande ondata (la terza) dei primi anni duemila è stata quella del ritorno alla centralità del Vangelo come risposta alle soluzioni troppo pragmatiche della precedente e come bisogno di rinforzo teologico rispetto alle tendenze carismatiche. L’obiettivo di questa ondata, nata nel mondo riformato, è stato riportare il messaggio della grazia e della sovranità di Dio. Pastori/teologi come John Piper o Tim Keller hanno cercato di rispondere alle nuove tendenze culturali intrise di ansia diffusa e di incertezza per il futuro, cercando di spezzare il moralismo dei comportamenti con il messaggio del Vangelo come soluzione al peccato. Anche questa tendenza ha avuto i suoi detrattori rispetto ai temi dell’impegno culturale o alla visione soteriologica riformata. Nonostante ciò, i segni di questa ondata sono andati ben oltre il mondo riformato e tuttora plasmano un nuovo evangelicalismo dove la formazione teologica fa parte dei programmi delle chiese, si leggono i puritani e la predicazione (almeno a parole) è tenuta in alta considerazione. 

Sin qui le tre ondate, ma c’è di più. Dal suo punto di osservazione, Wax vede l’arrivo di una nuova ondata (la quarta) che si sta diffondendo tra i giovani. Come reazione alla superficialità del rinnovamento carismatico, al pragmatismo dell’ondata rivolta “alle persone in ricerca” e alla scarsa profondità del movimento incentrato sul Vangelo, sembra che i giovani siano alla ricerca di una vita devozionale impregnata di pratiche spirituali che tengono insieme il discepolato e una certa dose di misticismo. Questa ondata in divenire sembra tenere insieme alcuni aspetti delle precedenti ondate, focalizzandosi però su intenzioni di crescita spirituali attraverso pratiche devozionali riprese anche del cristianesimo precedente alla Riforma: digiuni, quaresime, pellegrinaggi, calendario liturgico, lectio continua, recitazione di preghiere, candele, ecc.

Vista dall’Italia questa disamina ha sicuramente riscontri e differenze. Nonostante ci siano state le influenze di queste ondate, esse sono arrivate in modi leggermente diversi e con qualche anno di scarto, per poi essere miscelate a seconda dei contesti. C’è stata sicuramente l’ondata carismatica (si pensi all’impatto avuto da raccolte di canti come “Lodatelo” e “Lodiamo e adoriamo” negli Anni Ottanta). Meno rilevante è stata quella sagomata sulle persone in ricerca. La terza ondata “vangelo-centrica” ha avuto qualche eco ma flebile. L’ondata in divenire, quella devozionale-mistica, sembra essere lontana ma suona leggermente preoccupante se non orientata in modo evangelicamente sano. Il fenomeno dell’attrazione al cattolicesimo non è trascurabile ed esso sembra proprio nutrirsi delle “mancanze” percepite all’interno del mondo evangelicale. La ricerca di regole di vita stringenti, di miglioramento personale, di liturgie rigide e meno emotive, di misticismo e di devozione antica, se da un lato rispecchiano la tendenza culturale generale del self empowerment, dall’altro lato potrebbero orientare verso slittamenti verso forme di misticismo che poco hanno a che vedere con la fede evangelica. Questa domanda di misticismo tra qualche anno arriverà anche da noi?