Chiesa cattolica romana. Che significa?

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Sia l'argomento sia l'autore fanno del libro di Walter Kasper, Chiesa cattolica. Essenza, Realtà, Missione, Brescia, Queriniana 2012, una lettura obbligatoria per tutti coloro che sono interessati al cattolicesimo romano contemporaneo. E’ un recente volume dal cardinal Walter Kasper, una delle voci più interessanti della teologia cattolica romana attuale. In più di 500 pagine, Kasper, ora ottantenne, delinea sia il suo pellegrinaggio teologico nella Chiesa, sia i principali aspetti dell’ecclesiologia cattolica, con particolare riferimento al Vaticano II. Il libro unisce quindi narrazioni autobiografiche e argomenti teologici di spessore.

Precedenti lavori di Kasper (ad esempio Gesù il Cristo del 1976 e Il Dio di Gesù Cristo, 1984) hanno fatto di lui uno dei teologi di punta dopo il Concilio Vaticano II, a volte allineato alle tendenze "progressiste", ma sempre entro i confini della cattolicità mainstream. Il fatto che sia stato fatto cardinale e poi presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani (2001-2010) testimonia la sua "ortodossia" dal punto di vista del Vaticano. A differenza di Ratzinger, non ha preso parte al Concilio, anche se è stato un fervente sostenitore di esso, in particolare della richiesta di rinnovamento all'interno della tradizione che il Vaticano II ha promosso.

Questo libro è il risultato di una vita di riflessione sulla Chiesa cattolica, la sua realtà sacramentale, l’apparato dogmatico, la tradizione storica, i problemi e le sfide attuali. Kasper rende omaggio ai suoi padri teologici che hanno esercitato una durevole influenza su di lui: nel XIX secolo la scuola cattolica di Tubinga (J.S. Drey e J.A. Möhler) e J.H. Newman. La prima gli ha dato un senso "vivente" della Chiesa come corpo sacramentale di Cristo, quest'ultimo ha instillato in lui il senso dello "sviluppo nella continuità" della tradizione della Chiesa. Secondo Kasper, il Vaticano II è figlio della combinazione di entrambe le tendenze. Il suo significato complessivo può essere riassunto come "una continuità accompagnata da un rinnovamento creativo" (27).

L'intento principale del libro è quello di articolare una visione della Chiesa cattolica intorno alle categorie di mysterium e communio. La prima sottolinea la sacramentalità della Chiesa, cioè il suo essere segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità del genere umano. La seconda sottolinea la sua cattolicità, cioè la capacità di unire passato e futuro, la fede e la ragione, la grazia e le opere, le istituzioni romane e l’afflato cattolico, il clero e i laici, il papato e i movimenti, i vivi e i morti, Cristo e Maria, e così via. Per questa visione cattolica, le comprensioni protestanti della chiesa sembrano essere segnate da "docetismo ecclesiologico" (158) e la differenza tra le due è "fondamentale" (263). Considerando che la Chiesa di Gesù Cristo sussiste nella Chiesa cattolica romana nella sua pienezza, ma esiste anche in altre comunità cristiane, anche se in modi difettosi,  Kasper aderisce al "concetto graduato" della Chiesa (261 e 293) in base al quale la Chiesa cattolica romana si trova al centro e le altre chiese ruotano intorno ad esso a seconda della loro vicinanza o distanza da esso.

Kasper è al passo con la teologia dei nostri tempi, sia con quella cattolica sia con quella non cattolica, tranne che con quella evangelicale. E questo non è molto cattolico.

Questa è la visione dell’ecclesiologia del Vaticano II. Kasper auspica che lo "spirito" del Concilio continui a respirare nella Chiesa cattolica romana per favorire il rinnovo entro i parametri della Tradizione. In tutto il libro Kasper interagisce con gli scritti e la teologia di Martin Lutero. Il riformatore tedesco viene letto con un rispetto critico. Il suo difetto principale sta nel fatto che ha rotto con la Chiesa istituzionale, mentre altri santi, anche se critici rispetto alla chiesa, non si sono ribellati contro di essa e il suo magistero (229). Altri riformatori del XVI secolo sono meno presenti nell’orizzonte di Kasper. Ciò è comprensibile data la sua provenienza tedesca. Naturalmente il cardinale è anche molto esperto in teologia ecumenica e fa ampio uso della sua storia, dei dialoghi e della letteratura ecumenica, in particolare quelli che derivano dall’Ortodossia, dalle chiese protestanti storiche ed anglicane.

C'è solo un accenno ai "movimenti e alle comunità evangelicali" (53) che sono associati con il Sud del mondo. Purtroppo, non c'è un solo riferimento a un teologo evangelico di oggi o a un movimento evangelico significativo come quello di Losanna. Dato che Kasper è stato presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani per quasi dieci anni, sembra che la sua interazione "professionale" con gli evangelici non abbia intercettato il suo interesse verso la teologia evangelica. Kasper è al passo con la teologia dei nostri tempi, sia con quella cattolica sia con quella non cattolica, tranne che con quella evangelicale. E questo non è molto cattolico.