Cristianesimo progressista? Anche no

 
 

Progressista è una categoria in genere impiegata nella politica e contrapposta a conservatore. Da anni, però, nell’ambito della cristianità si parla di un tipo di cristianesimo detto progressista (o progressivo; dall’inglese “progressive”). Per cristianesimo progressista si vuole indicare un nuovo modo di concepire la fede cristiana la quale, pur utilizzando un vocabolario proprio del cristianesimo di tipo tradizionale, lo supera attribuendo ad esso diversi significati teologici ed etici per adeguarli a quelli ritenuti accettabili dalla cultura del momento. 


L’impegno di voler contestualizzare il messaggio cristiano con la cultura moderna è lodevole. Rendere comprensibile il Vangelo alle nuove culture è un compito irrinunciabile per i cristiani. Non per questo, però, è possibile cambiare l’evangelo e conformarlo alla cultura dominante come fa il cristianesimo progressista


Il suo libro I dieci comandamenti di un cristianesimo progressista, Roma, ADI Media 2021, Michael Kruger, professore di Nuovo Testamento al Reformed Theological Seminary (Charlotte, North Carolina, USA) esamina dieci presupposti che caratterizzano questa nuova forma di cristianesimo. Addirittura, li chiama i suoi dieci comandamenti tanto ideologica è la sua prospettiva. Egli ritiene che questi dieci comandamenti non siano altro che delle mezze verità rielaborate sotto l’influenza della cultura umanistica e secolare, travisando, così il vero ed unico Vangelo biblico. Il cristianesimo progressista prospetta un abbandono della fede storica, asserendo che la comprensione storica del cristianesimo sia ormai superata, in quanto antiscientifica ed oscurantista. L’alternativa sarebbe una fede più permissiva e condiscendente alla cultura dominate che sostiene l’autodeterminazione individuale in tutti gli aspetti della vita. 


I dieci nuovi comandamenti proposti sono i seguenti: 

1) Gesù è un modello di vita più che il soggetto della nostra adorazione; 
2) Affermare il potenziale delle persone è più importante di ricordare loro la condizione di rovina in cui si trovano; 
3) L’opera di riconciliazione dovrebbe avere più valore dell’esprimere giudizi; 
4) Il comportamento benevolo è più importante delle giuste credenze; 
5) Fare domande vale di più che dare risposte; 
6) incoraggiare la ricerca personale è più importante dell’uniformità del gruppo; 
7) E’ più importante soddisfare le necessità attuali che sostenere la chiesa tradizionale; 
8) La pacificazione è più importante del potere; 
9) Dovremmo preoccuparci più dell’amore e meno della sessualità; 
10) La vita in questo mondo è più importante di quella eterna. 


In poco meno di cento pagine questi punti vengono esaminati (ricorrendo alle fonti della teologia progressista) e confutati dettagliatamente da un punto di vista evangelico.  


L’esame fatto da Kruger è strettamente connesso all’autorità ultima della Scrittura ed innestata nella  tradizione storica del pensiero evangelico. Inoltre, sempre Kruger non disdegna affatto la linea di pensiero di Greshan Machem, già professore a Princeton, che scrisse il libro Cristianesimo e liberalismo (1923) e pubblicato in italiano da Alfa & Omega nel 2014, secondo cui la teologia liberale sfocia nel cristianesimo progressista. Quest’ultimo è l’ultimo figlio del liberalismo teologico. Non è un caso che il cristianesimo progressista è insegnato nelle facoltà di teologia che hanno sposato il liberalismo e tutte le sue propaggini e predicato dai pulpiti che hanno ceduto alla teologia liberale.


La Bibbia incoraggia a combattere per la fede data una volta e per sempre ai santi (Giuda 3). L’apostolo Paolo in Galati 1 afferma risolutamente che esiste un solo Vangelo ed altri, pur assomigliandogli, non sono il Vangelo insegnato da Gesù e dagli stessi apostoli. A ben riflettere, questi dieci comandamenti, nella loro elencazione appaiono condivisibili, ma risultano delle mezze verità. Si presentano come accattivanti e sono allo stesso tempo fuorvianti. 


Riporto integralmente parte della conclusione del libro: “questo decimo comandamento del cristianesimo progressista racchiude magistralmente tre segni distintivi: si concentra sull’uomo anziché su Dio, sminuisce la dottrina in favore del moralismo e dichiara incertezza pur essendo nello stesso tempo assai certo di se stesso”.  


Pur usando le stesse parole del vangelo, il cristianesimo progressista le riempie di significati che lo trasformano in un’altra notizia, non più la buona notizia di Gesù Cristo. Mentre dobbiamo interagire con la cultura facendo nostro il mandato culturale affidato dal Signore alla chiesa di vivere tutta la vita per la gloria di Dio, siamo chiamati ad opporci rispettosamente ma decisamente a qualsiasi falsificazione del Vangelo, sia che si presenti come legalistica, moralistica e anche progressista.