Dopo la preghiera mariana, quella con le religioni. Ma è cristianesimo questo?

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Ve lo immaginate l’apostolo Paolo che, all’areopago di Atene, invita i suoi ascoltatori (cultori di varie scuole filosofiche, seguaci dei vari culti antichi) a unirsi in preghiera, ognuno al proprio dio/ideale in segno di fraternità? Ve lo immaginate l’apostolo Pietro che, scrivendo ai cristiani ai quattro angoli dell’Impero romano, raccomanda loro di elevare preghiere insieme ai fedeli delle religioni orientali, greche e romane, per invocare la fine di una pandemia? E’ assurdo, per chi ha un minimo di contezza della fede biblica. Non così per la chiesa cattolica che oggi, 14 maggio, ha organizzato la “Giornata di preghiera e digiuno rivolta ai credenti di tutte le religioni” sotto l’egida dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, costituito nel 2019 pochi mesi dopo lo storico incontro di Abu Dhabi tra Papa Francesco e Ahmed al-Tayyeb, Grande Imam di al-Azhar. Incontro che ha visto la firma del controverso “Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, in cui si parla di fratellanza universale e di preghiera comune tra musulmani e cristiani.

La Giornata di oggi vedrà i credenti di tutte le religioni, ma anche chi non crede, unirsi spiritualmente per pregare la propria divinità o ideale ed implorare la fine della pandemia. Ognuno è chiamato a rivolgersi al suo dio/ideale in uno spirito di fraternità che abbraccia tutti. La posta in gioco di iniziative come queste è spiritualmente gigantesca. Muovendosi decisamente fuori dal perimetro della fede biblica, il cattolicesimo legittima le preghiere ad altre divinità o ad ideali religiosi, mette a tacere il messaggio profetico della Scrittura secondo cui o si serve il Dio biblico o si servono gli idoli, omette le rivendicazioni di Gesù Cristo come Dio-uomo venuto per salvare chi crede in Lui, modifica il significato della fraternità estendendolo indistintamente a tutta l’umanità e non più ai soli credenti in Gesù Cristo. In un colpo solo, si calpestano i presidi fondanti della fede biblica.

Muovendosi decisamente fuori dal perimetro della fede biblica, il cattolicesimo legittima le preghiere ad altre divinità o ad ideali religiosi, mette a tacere il messaggio profetico della Scrittura secondo cui o si serve il Dio biblico o si servono gli idoli

Questa è un’ulteriore picconata al cristianesimo biblico, segno di un cattolicesimo romano che, non essendo mai stato sottomesso alla sola Scrittura, è  ansioso di espandere la sua cattolicità onnivora anche in direzioni chiaramente contrarie all’abc della fede cristiana. Non è nemmeno una novità introdotta da questo Papa gesuita dal magistero “incerto”: è il pendio scivoloso dello “sviluppo” di semi già contenuti nel Vaticano II (Lumen Gentium n. 16), rappresentati visualmente alla preghiera inter-religiosa di Assisi (1986, voluta da Giovanni Paolo II), confermati dall’esortazione apostolica di Francesco del 2013 (Evangelii Gaudium nn. 244-254) e sfociati nel “Documento sulla Fratellanza umana” del 2019. Tutto il cattolicesimo contemporaneo, mentre si apre all’ecumenismo con gli evangelici, fa lo stesso con i musulmani, i buddisti, gli atei, gli uomini di buona volontà, ecc. Per Roma l’unità non è tra i cristiani soltanto, ma tra tutte le donne e gli uomini in quanto essere umani. In base a cosa? In base al “vangelo” della comune umanità cui tutti appartengono indipendentemente dalla fede in Gesù. E’ l’evangelo biblico questo?

Per il cattolicesimo, maggio è il mese della preghiera: quella mariana e ora quella inter-religiosa, due tipologie di preghiera senza fondamento nella Scrittura, anzi contrarie ad essa. Il cattolicesimo sta mostrando quale sia il corredo genetico della sua natura profonda: non ancorato alla Scrittura soltanto, non sottomesso a Cristo soltanto, esso vuole abbracciare tutta l’umanità anche a costo di fomentare devozioni spurie e seminare confusione dottrinale. Se Paolo e Pietro venissero informati di tutto ciò si chiederebbero: ma è il nostro cristianesimo questo?