GT 2022 (VI). Le parole della sfida ecologica
Una delle caratteristiche delle Giornate teologiche, che la contraddistingue da altri convegni evangelici, è l’occasione di dialogare e confrontarsi con personalità che rappresentano mondi diversi da quello evangelico. Siano essi rappresentanti del mondo religioso o secolare, l’occasione offerta dalle Giornate teologiche è di misurare la capacità della visione evangelica di articolare una propria voce pubblica e di farla interagire con altre voci presenti sulla piazza pubblica.
Alle Giornate teologiche sulla transizione ecologica non poteva mancare questa opportunità di confronto. Infatti, tra le varie sessioni vi è stato un dialogo tra Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, già ministro per l’Ambiente dei governi Prodi e D’Alema, e Leonardo De Chirico dell’IFED. Ronchi è stato parlamentare della Repubblica e si è sempre interessato di problemi ecologici, scrivendo libri, svolgendo attività varie al riguardo, ed essendo indubbiamente un’autorità in materia. Il suo ultimo libro Le sfide della transizione ecologica (2020) è stato al centro della sua relazione.
Ronchi ha ben illustrato la gravità della salute della terra, nonché la inderogabile necessità di interventi legislativi urgenti e di sensibilità personali per cercare di evitare un punto di non ritorno, forse ancora possibile. Egli riconosce che da più fronti vi sia la consapevolezza della gravità e complessità della situazione ma che vi sia un’inerzia e lentezza nell’individuare ed applicare soluzioni, che ancora non si riesca ad essere efficaci e credibili, che vi è poca informazione, che vi sono notizie a volte errate e ancora poca ricerca.
Nel dialogo seguito alla presentazione, De Chirico ha affermato che, nel leggere il libro Le sfide della transizione ecologica, è stato colpito dal vocabolario usato che ricalca quello che si trova nelle Dichiarazioni evangeliche I e II sui temi della cura del creato e dell’ecologia. In particolare tre parole chiave hanno catturato l’attenzione: “conversione”, “rigenerazione”, “riforma” e “responsabilità”.
1. Come sa, il tema della “conversione” è al centro della fede evangelica. L’idea di fondo è che non nasciamo cristiani, ma siamo convertiti alla fede quando crediamo e cambiamo vita. C’è un passaggio, una rottura che porta ad una nuova vita. In che senso l’ambientalismo di oggi parla della necessità di “conversione ecologica”? Cosa deve essere “rotto”? In che modo la direzione della vita deve essere “invertita”? Oltre alle diverse dimensioni economiche, sociali, culturali, ecc. la sensibilità ecologista intravede anche un significato “spirituale” alla necessità della conversione?
2. Un’altra parola che ricorre nel libro è “modello rigenerativo” per quanto riguarda i suoli. Anche la parola “rigenerazione” ha un forte significato per la fede. Si nasce di nuovo, si rinasce, ci deve essere una “nuova nascita”. Qual è il senso che il libro dà alla parola rigenerazione?
3. C’è una terza parola che solletica molto la cultura evangelica: si tratta della “responsabilità”, spesso evocata nell’analisi di Ronchi. Tutti la usano ma pochi sanno che essa ha una matrice nella cultura evangelica. Nel linguaggio biblico, infatti, Dio interpella le donne e gli uomini che sono chiamati quindi a “rispondere”, rendere conto delle loro scelte e sostenere le conseguenze di esse. Nell’ottica della transizione ecologica, cosa vuol dire avere e coltivare una “responsabilità ecologica, locale e globale” (p. 14)? Può una cultura (come quella italiana) che è stata plasmata dal cattolicesimo (che ha prodotto una cultura della “delega”) essere il terreno su cui possa crescere una cultura della responsabilità?
4. Ad un certo punto, Ronchi sostiene che siamo di fronte alla necessità di un “cambiamento di civiltà” (p. 21). Qui non siamo più di fronte a qualche piccola modifica, ma al bisogno di una “riforma”, se vogliamo ancora usare un termine caro alla cultura evangelica. La Riforma protestante fu in qualche modo un cambiamento di civiltà in cui a Dio fu riconosciuto il suo posto, disintermediando il rapporto con Dio monopolizzato dalla chiesa e dai sacramenti e aprendo un nuovo orizzonte culturale coram Deo (davanti a Dio) e soli Deo gloria (per la gloria di Dio). Ogni cambiamento di civiltà ha almeno un presupposto centrale/fondante. A cosa si riferisce la transizione ecologica quando pensa ad un cambiamento radicale?
Sembra che la transizione ecologica faccia affidamento a parole “bibliche” senza per questo apprezzarne il significato. Queste considerazioni, espresse con inequivocabile chiarezza e pacatezza, hanno indotto Ronchi a non escludere eventuali contributi che possano essere offerti da ambienti evangelici, incoraggiando la costituzione di comitati competenti ed offrendo collaborazione. Dunque, le Giornate teologiche sono state un momento significativo che non solo ha potuto dialogare e confrontarsi con dignità senza complessi di inferiorità ma anche di testimoniare che si può essere in grado di contribuire responsabilmente ad affrontare le sfide che la modernità pone.