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GT 2022 (VII). Il futuro dell’ambiente è nelle mani di Dio!

Le Giornate Teologiche, tenute il 9 e il 10 settembre all’IFED di Padova, sono state un’occasione di formazione, di confronto e di dialogo. I 200 partecipanti hanno potuto apprezzare, tra gli altri, il Prof. Craig Bartholomew, direttore del Kirby Laing institute for Christian Ethics di Cambridge (GB), che ha rimarcato l’importanza della dottrina della creazione come punto di partenza per affrontare le sfide della Transizione Ecologica e la cura del creato. 

Nella sua seconda relazione, Bartholomew ha sostenuto che senza una dottrina della creazione, infatti, e in accordo con dottrina del Dio uno e Trino, non è possibile comprendere la bontà del creato, né il compito dell’uomo e della donna in esso, né la ricchezza della chiamata che il popolo di Dio ha ricevuto. Una comprensione riduttiva della dottrina della creazione comporterà una mancanza nella testimonianza dell’evangelo perché la creazione è il primo “atto” della rivelazione biblica e non possiamo comprendere la magnificenza dell’opera di Dio senza di essa.

Il Signore Gesù si è incarnato e ha sopportato la croce non per salvare la nostra anima, ma per riconciliare interamente la nostra persona con Dio. In una comprensione ampia dell’opera redentiva del Signore, Gesù è il nuovo Mosè che condurrà tutta la creazione ad un nuovo esodo dal peccato e dalla morte. Non è possibile circoscrivere l’opera creatrice di Dio ai soli lettori dell’Antico Testamento, così da leggere l’opera di Cristo in termini “spirituali”, ma bisogna che essa si poggi su due pilastri: la creazione del principio e la promessa di Dio di rinnovare tutte le cose, in Cristo.

Dio ha creato tutto, e rinnoverà tutto! il futuro dell’ambiente è nelle mani di Dio. Quando parliamo della cura del creato, solitamente si tende a concentrarsi sull’ambiente, non sul creato nel complesso. Anche se la cura dell’ambiente è un’attenzione legittima, stiamo trattando un solo settore della creazione, una sola parte di essa perché la creazione è molto di più che l’ambiente. 

Certamente, non dobbiamo rischiare di fare l’equivalenza ambiente=creazione perché sono due cose diverse: la seconda contiene il primo. Dio in principio creò tutte le cose, ogni cosa è stata fatta per mezzo della parola di Dio (Giovanni 1,3), e tutte le cose saranno ristabilite e rinnovate (Efesini 1,9-10). La chiesa vive in questa tensione: Cristo è venuto a inaugurare il suo regno e verrà a ristabilirlo nella sua seconda venuta. In questo frammezzo si può considerare l’era della missione per la chiesa secondo il mandato culturale e missionario. 

Come dice il “documento finale” rilasciato alle Giornate teologiche, “la Transizione ecologica propone anche una “soluzione” alla crisi ambientale. La sua “buona notizia” è un miscuglio di cambiamenti politici, economici, sociali e culturali che dovrebbero introdurre un “nuovo mondo”. Evidentemente si tratta di una soteriologia secolarizzata all’interno di una speranza escatologica altrettanto secolarizzata. Per contro, la buona notizia di Gesù Cristo è anche applicabile all’ambiente vegetale, animale e umano. L’opera di redenzione di Gesù Cristo impatta anche l’eco-sistema e, grazie allo Spirito Santo, si riverbera in ogni aspetto della vita. Essa richiede la conversione del cuore, suscita vocazioni capaci di promuovere un impegno nell’ottica del regno in grado di animare la trasformazione di tutta la creazione secondo la shalom di Dio, in vista della “nuova creazione”, “già” inaugurata con la prima venuta del Figlio e “non ancora” compiuta sino alla sua seconda venuta.

Le Giornate teologiche sono state un convegno che ha incoraggiato a fidarsi di Dio e della sua Parola, a vivere le vocazioni che il Signore ha suscitato, a misurarsi con la complessità delle sfide contemporanee, a celebrare l’evangelo biblico come unica buona notizia in grado di dare speranza al mondo. Alla conclusione è stato annunciato che le Giornate teologiche 2023 si terranno Dio volendo a Padova l’8-9 settembre sul tema “Fede e cibo”.


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