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Evangelici e media (IV). Esperienze evangeliche italiane nei media

Possiamo usare tutti i mezzi a nostra disposizione e inventarne anche di più potenti ed avveniristici, ma resta il fatto che Dio ha parlato in molti modi e molte maniere e, in modo definitivo, in Gesù Cristo incarnato di cui la Scrittura è testimonianza veritiera e autorevole.

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Fede e cibo (VII). Disincanto e reincanto del cibo

Dalla Caduta di Adamo ed Eva, che peraltro si consuma attorno e tramite il cibo, il nostro rapporto con il cibo si è problematizzato. Il cibo proibito è stato presentato (ingannevolmente) come divinizzante, e il cibo proibito è stato consumato sovversivamente. Si è trattato del primo caso di "mangiare male". E questa ha portato noi ad avere una sorta di "disordine alimentare" universale o, meglio ancora, un rapporto disordinato con il cibo. 

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Fede e cibo (V). Mangiare e digiunare in tre libri

Le Giornate teologiche sono un esercizio di scolarità evangelica. Una prerogativa importante del convegno è infatti la volontà di confrontarsi con libri che affrontano il tema per imparare a sviluppare un pensiero evangelico capace di interagire in modo fedele e critico. Una finestra sul mangiare e digiunare l’hanno aperta Isabella Savino, Clay Kannard e Damaris Marletta che durante la trentacinquesima edizione delle Giornate Teologiche dell’IFED sul tema “Fede e cibo” hanno animato una rassegna sul cibo e sul digiuno a partire da tre libri.

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GT 2022 (III). Quale ruolo hanno le chiese evangeliche di fronte alla Transizione ecologica?

La TE non è un programma politico ed economico imparziale e neutrale, avulso da qualsiasi forma di ideologia e filosofia. Come tanti movimenti passati, anch’essa è e sarà l’idolo luccicante di milioni di persone pronte a servire e a adorare la creatura anziché il Creatore (Rm 1,16).

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Verso le Giornate teologiche (IV). La preghiera è una ribellione contro lo status quo

Quando siamo mancanti nella nostra vita di preghiera, dovremmo fare i conti con le nostre abitudini e con gli aspetti che riguardano la pratica di questa disciplina, oppure dovremmo renderci conto che è una mancanza che deriva da fraintendimenti sulla natura stessa della preghiera e della persona di Dio?

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