Immanuel Kant (1724-1804), figlio della Riforma? Non secondo H. Bavinck

 
 

Nato 300 anni fa a Köningsberg, allora capitale dell’impero prussiano, Immanuel Kant è unanimemente considerato uno dei filosofi più importanti della storia della filosofia occidentale. Difficile da inquadrare in una sola corrente di pensiero, il filosofo prussiano, quest’anno celebrato con conferenze ed eventi, è spesso ritenuto l’ultimo degli illuministi e il primo degli idealisti. Il suo pensiero, racchiuso in primis nella Critica della ragion pura (1781), e successivamente nella Critica della ragion pratica (1787) e Critica del giudizio (1790), ha influenzato e continua ad influenzare generazioni di pensatori.  

Kant si ritenne fautore di una “rivoluzione copernicana” nell’ambito della teoria della conoscenza. Con la sua dottrina metafisica, conosciuta come idealismo trascendentale, sostenne che l’esperienza umana delle cose, cioè la loro conoscenza, è simile al modo in cui esse appaiono (fenomeni), ma non necessariamente a quelle cose come sono in sé (noumeni). Detto in altri termini, quando l’uomo vede un dato oggetto o prova una data sensazione, egli non può avere la conoscenza della cosa in sé, ma solo la percezione conoscitiva di quest’ultima mediata dalla propria mente. Per Kant, quindi, il risultato dei dati organizzati nella mente (fenomeno) non è detto che corrisponda alla realtà delle cose (noumeno). Mentre prima di Kant i filosofi ritenevano che la mente dovesse adattarsi alla realtà, per il filosofo prussiano ora era la realtà che si doveva adattare all’uomo. Come si poteva prevedere, questa teoria ebbe conseguenze su molte altre discipline. L’uomo era ormai divenuto il centro dell’universo, il sole autonomo intorno al quale i pianeti della conoscenza, dell’etica, dell’estetica, della religione e della politica dovevano girare. 

Data l’articolazione dell’autonomia dell’uomo rispetto ad “autorità” esterne e alle scienze, e il contesto luterano pietista nel quale era nato e cresciuto, Kant venne ritenuto il filosofo per eccellenza del Protestantesimo. Già nell’800, si era creata una fazione cattolico-romana sostenitrice di questa tesi. Secondo quest’ultima, Lutero volle separarsi da Roma perché aveva uno spirito indipendente e anarchico, poco desideroso di sottostare alle autorità “riconosciute” da Dio. Quello stesso spirito “protestante” aveva conseguentemente generato il seme dell’autonomia kantiana. Tra tutti, Herman Bavinck (1854-1921) ritenne erronee queste congetture e decise di confutarle brevemente nel suo libretto recentemente tradotto e pubblicato in inglese Christian Worldview, Crossway, 2019

Secondo Bavinck, la protesta non è sinonimo di autonomia e anarchia. I profeti d’Israele protestarono contro il loro popolo, così come Gesù, utilizzando la legge e gli stessi profeti, protestò contro la tradizione dell’uomo (p. 130). Entrambi, nel protestare, non incoraggiarono l’anarchia da Dio, ma una sottomissione al vero Dio e alla sua Parola. Il punto, quindi, non è protestare ma chiedersi “in nome di chi e contro cosa si protesta?” (p. 130). Mentre la protesta della Riforma era “nel nome della parola di Cristo e dei suoi apostoli contro le deviazioni che avevano invaso la chiesa romana nel campo della vita e della dottrina” (p.131), la protesta umanista, e conseguentemente idealista, era stata contro l’autorità di Dio e contro ogni rivelazione che non potesse essere esaurientemente spiegata con l’utilizzo della ragione e dell’esperienza. Lutero aveva protestato per un ritorno alla Parola, Kant aveva contestato la Parola e protestato contro di essa. 


Lutero e Kant provenivano dalla stessa area geografica e l’insegnamento del primo aveva prodotto il contesto religioso e culturale del secondo. Ma non per questo i due potevano essere equiparati e i loro pensieri sovrapposti. Lutero trovò la sua forza nella pace data dalla fede in Dio, mentre Kant ripose la sua fiducia nella sua “triade razionalista” (cioè le sue tre Critiche, p. 135). Lutero era il teologo che protestò in nome di Dio e per Dio, mentre Kant fu il filosofo illuminista-idealista che reagì anarchicamente contro Dio e senza Dio.