La difesa della fede di Cornelius Van Til
Cornelius Van Til (1895-1987) è stato un filosofo e teologo riformato olandese-americano noto soprattutto per aver sostenuto un metodo di apologetica chiamato presupposizionalismo. Van Til è stato autore di numerose opere tra cui manuali di apologetica quando insegnava al Westminster Theological Seminary. The Defense of the Faith (La difesa della fede), in cui Van Til sviluppa i principi fondamentali di quello che riteneva essere un metodo più fedele alla fede riformata, può essere considerato il suo opus magnum.
Sin dal Settecento, la filosofia dell’illuminismo, con il suo credo nella pura ragione, ha impostato la trama principale su tutta la realtà. Essendo in netta opposizione con il cristianesimo, la chiesa cristiana è stata in grado di difendere con successo la fede di fronte a tale opposizione?
Gli apologeti cristiani classici hanno spesso difeso la fede cercando di partire dalla posizione di pura razionalità del non credente. Da tali premesse, l’apologeta usa le regole aristoteliche della logica per dimostrare che Dio deve necessariamente esistere. Ma è questo il compito dell’apologeta cristiano? Paolo non ha forse scritto che tutti gli uomini sanno che Dio esiste, e che sono senza scusa perché, pur conoscendo Dio, non lo hanno glorificato (Romani 1,18-23)? Se ci fosse davvero bisogno di provare che Dio esiste, non sarebbe ingiusto che Dio abbia la sua ira rivolta contro le semplici vittime dell’ignoranza? In The Defense of the Faith, Cornelius Van Til mostra che un tale approccio all’apologetica non si oppone con successo alla fede nella pura ragione così ampiamente diffusa nelle nostre società odierne, e sviluppa un approccio all’apologetica noto come presupposizionalismo che, contrariamente all’apologetica classica, tiene conto che la ragione umana è corrotta dal peccato. Purtroppo il libro non è mai stato tradotto in italiano, ed è una vera mancanza perché il pensiero di Van Til contiene chiavi indispensabili per difendere la fede nei tempi odierni e per ricostruire una visione del mondo cristiana nella nostra società.
L’introduzione del libro dà al lettore una chiara comprensione dello scopo del lavoro di Van Til, cioè rispondere ai suoi avversari. Dopo aver affermato di costruire sulle spalle di fedeli teologi riformati come Abraham Kuyper, Herman Bavinck o B.B. Warfield, Van Til cita ampiamente i suoi avversari. La prima metà del libro è dedicata all’esposizione dei suoi metodi e la seconda metà alla confutazione dei suoi avversari.
Presupposizionalismo
Van Til afferma dall’inizio che lo scopo dell’apologetica è la difesa del teismo cristiano piuttosto che del semplice teismo. Mentre quest’ultimo potrebbe partire dalla sola ragione, il primo, più fedele alla fede riformata, deve partire dalla Bibbia. L’apologeta deve presupporre fin dall’inizio le dottrine non negoziabili quali la dottrina di Dio, compresa l’aseità di Dio (cioè la sua indipendenza, autosufficienza, immutabilità e infinità), ma anche il fatto che Dio è autodefinito, cioè che non ha bisogno di qualcosa fuori di sé per poter sapere chi è. L’apologeta afferma che tutto fu creato da Dio, compreso l’uomo fatto a immagine di Dio. A differenza del famoso cogito ergo sum (penso quindi sono) di Cartesio, l’uomo non può definirsi partendo da se stesso. L’uomo e tutto il creato devono essere definiti analogicamente a Dio. Le altre dottrine non negoziabili di Van Til includono che la Bibbia, la parola rivelata di Dio, dice che Dio è trinitario. La Trinità, Dio tre in uno, conferma che Dio conosce se stesso internamente, senza aiuti esterni. Inoltre, Cristo, la seconda Persona della Trinità, ha un posto centrale nell’apologetica di Van Til.
A causa della caduta storica in Adamo che ha portato alla separazione tra l’uomo e Dio, Gesù Cristo prese la carne umana e riportò insieme Dio e l’uomo. Altre dottrine sono la dottrina della chiesa, che è definita come il corpo degli eletti di Cristo, così come la dottrina delle ultime cose, che significa che Dio ha pienamente interpretato il futuro. Quindi, in Dio, l’interpretazione precede sempre i fatti, una convinzione che è totalmente opposta a quella umanistica dei fatti puri.
Uno e molti
Van Til traduce poi queste convinzioni fondamentali in termini filosofici. Una delle domande principali a cui la filosofia cerca di rispondere è la relazione tra l’unità (uno) e la diversità (molti). Mentre la domanda è perfettamente valida per il cristianesimo, Van Til sottolinea che l’apologeta deve differenziare tra due concetti di ‘unità e diversità’: ‘l’unità e la diversità eterne’ (Dio), e ‘l’unità e la diversità temporale’ (il creato): quest’ultimo esiste solo perché il primo è. Essendo Dio Trinità, unità perfetta nella diversità, il cristianesimo è l’unica visione del mondo che permette al creato di Dio di trovare l’unità perfetta nella diversità. Al di fuori del cristianesimo, Van Til mostra che o l’unità o la diversità dovrà patire per adattarsi al falso sistema di credenze.
Da un lato, il falso sistema di credenze cercherà di mantenere l’integrità dei particolari (diversità) negando l’esistenza di un universale (unità). Questo porta in definitiva ad una totale incomprensibilità tra i particolari. D’altra parte, il sistema di false credenze cercherà di preservare l’universale eliminando tutte le differenze tra i particolari nel mondo creato. Tutto sarebbe unità, senza alcuna distinzione (panteismo). Epistemologicamente, il cristiano deve interpretare tutta la realtà, compreso se stesso, secondo ciò che Dio proclama su di essa. Dio interpreta assolutamente e l’uomo reinterpreta l’interpretazione di Dio. Il pensiero non cristiano cerca invece di cancellare questi due livelli, poiché non cerca di reinterpretare un’interpretazione assoluta preesistente. L’uomo si pensa come assoluto, come dio, nell’universo creato, ma per giustificare la sua convinzione, deve trovare l’unità nella diversità in tutto il creato. Non trovandola, il non credente oscillerà costantemente tra i due estremi presentati sopra.
Punto di contatto
Uno dei temi più importanti che Van Til affronta è il punto di contatto tra il credente e il non credente. Seguendo il suo approccio all’apologetica, l’apologeta cristiano non trova un punto di contatto con il non credente nella supposta neutralità della ragione umana, che sa essere corrotta. Seguendo l’insegnamento di Paolo in Romani 1, Van Til dice che tutti hanno un senso della divinità. Tuttavia, a causa del peccato, l’uomo cerca costantemente di sopprimere questa conoscenza di Dio dentro di sé. La ragione umana è in definitiva, per il peccatore, lo strumento per correre il più lontano possibile da Dio. Tuttavia, Van Til sostiene che l’uomo è anche costantemente frustrato nel suo piano a causa della grazia comune di Dio. Senza di essa, il non credente non troverebbe mai una base coerente per la conoscenza dell’unità e della diversità in questo mondo, una base indispensabile per ogni ricerca scientifica.
Il non credente che rivendica la sua ignoranza su Dio non ha altra scelta che credere all’assolutezza del caso. Ma dopo aver posto l’irrazionalità (il caso) come origine di tutte le cose, il non credente usa tuttavia le leggi razionali della logica per dare un senso ad un mondo che ritiene essere il prodotto del puro caso. L’ateo non può essere coerente con le sue credenze ed è quindi costretto a prendere in prestito dal cristianesimo per dare un senso alla realtà. Perciò l’apologeta non ha bisogno di provare l’esistenza di Dio. Se lo facesse, sarebbe in pratica d’accordo con il non credente che la ragione umana è indipendente e superiore a Dio. L’apologeta dimostrerebbe solo che Dio molto probabilmente esiste, ma a costo di non dimostrare che la ragione umana è corrotta. Ecco perché l’apologeta deve porre le sue dottrine fin dall’inizio. Poi, secondo il metodo di Van Til, si può facilmente capire che l’unica cosa che l’apologeta deve fare è mostrare l’incoerenza del sistema di credenze non cristiano così come la coerenza di quello cristiano.
Obiezioni
Van Til si concentra poi nel rispondere ai suoi avversari nella seconda metà del libro. Tra le obiezioni più ricorrenti, Van Til è stato accusato di prendere in prestito dall’idealismo speculativo, dal razionalismo hegeliano o dall’esistenzialismo moderno. Le risposte di Van Til possono essere talvolta difficili da leggere per i non iniziati alla filosofia. Tuttavia, queste risposte aiutano il lettore a capire meglio i suoi metodi, poiché l’autore costruisce le sue risposte sulle dottrine che pone all’inizio del libro. Nella maggior parte dei casi, Van Til dimostra che le obiezioni sono basate sui punti di vista del protestantesimo neo-ortodosso moderno, come sostenuto da Søren Kierkegaard o Karl Barth, i quali in definitiva credono nell’assolutezza della ragione umana più che nel Dio delle Scritture.
The Defense of the Faith non è certamente il più facile dei libri di Van Til da leggere, e a volte, la mancanza di struttura nella sua scrittura può essere un po’ disorientante. Tuttavia, questa è un’opera essenziale che ogni cristiano che crede nell’assolutezza di Dio come rivelato nella Bibbia dovrebbe studiare in profondità, perché Cornelius Van Til sapeva che l’unico modo per difendere fedelmente il cristianesimo era attaccare la falsa credenza nella ragione pura. Questo è il motivo per cui il suo metodo conosciuto come presupposizionalismo può abbattere l’idolo della ragione detenuto praticamente da tutte le correnti filosofiche che si sono sviluppate dopo l’illuminismo e che continuano a impostare la narrazione principale nel nostro secolo. Tradurre le opere di Van Til aiuterebbe di sicuro il cristiano riformato italiano a difendere la fede in una società in cui il protestantesimo storico è prevalentemente sconosciuto o incompreso.
NdR
Di Van Til sono disponibili in italiano i seguenti scritti:
“La visione riformata dell’educazione” (orig. 1971), Studi di teologia NS V (1993) N. 9, pp. 50-68;
“Il mio credo” (orig. 1977), Studi di teologia NS VI (1995) N. 13, pp. 21-47.
Saggi sull’educazione cristiana (orig. 1979), Caltanissetta, Alfa&Omega 2017.
Apologetica cristiana (in corso di pubblicazione)
Studi su Van Til:
Aa.Vv., “C. Van Til (1895-1987)”, Studi di teologia NS VI (1996) N. 13.
A. Probst, “Sistema apologetico e filosofico in Cornelius Van Til”, Studi di teologia NS VI (1983) N. 11, pp. 47-76.
R. Rushdoony, “Il problema dell’uno e del molteplice in ottica trinitaria”, Studi di teologia NS XVII (2005) N. 34, pp. 144-155.