Vocabolario kuyperiano (VIII): religione
“Nessuno negherà che in campo religioso il calvinismo ha occupato fin dal principio una posizione peculiare e rilevante. Esso fu in grado di formulare in un colpo solo e come d’incanto, una sua confessione, una sua teologia, una sua organizzazione ecclesiale, un suo culto e una sua prassi morale”…con queste parole Abraham Kuyper (1837-1920) inizia una delle famose Lezioni sul calvinismo tenute all’Università di Princeton nel 1898. Oltre a parlare di politica, scienza, arte, una delle conferenze ebbe come tema specifico la religione. Si è trattato di una conferenza molto importante per la comprensione delle fede cristiana come sistema di vita. Lo specifico dell’interesse di Kuyper è la religione, come questa si manifesta e qual è il prodotto nella vita globalmente intesa.
Per Kuyper la forza del calvinismo è nel considerare che la religione non esiste per l’uomo, ma è motivata dall’amore per Dio. Se la religione è per l’uomo, questa servirà soltanto per la sua sicurezza, per la sua libertà, per la sua elevazione e il dio che adora esiste solo per aiutare l’uomo, assicurare l’ordine, fornire liberazione e assistenza nel tempo del bisogno. Una religione così prospererà in tempo di carestia, fiorirà tra gli oppressi, i poveri, i deboli, e non attecchirà sugli altri, perciò svanirà in momenti di prosperità. Questo è il destino della religiosità egocentrica. Senza negare il suo lato umano, il calvinismo definisce la disposizione a cercare aiuto nel bisogno e sostegno spirituale come frutti prodotti dalla religione e non la sua essenza. La religione produce anche benedizioni per l’uomo, ma non esiste per amore dell’uomo. Dio non esiste grazie all’amore delle sue creature ma è il contrario: è Dio stesso che all’atto della creazione ha impresso nelle sue creature il senso del divino o (come dice Calvino) il “sensus divinitatis”. Per questa ragione la religione è un sentimento di ammirazione e di adorazione che unisce a Dio, il fine ultimo e il fondamento di ogni sentimento religioso ed è escluso quindi il suo carattere meramente utilitaristico.
Un secondo punto sottolineato da Kuyper è che la religione non deve essere mediata, ma partire direttamente dal cuore. Si può osservare che in tutte le religioni non cristiane è necessaria la presenza di mediatori; per la religione cristiana ciò non è concepibile. Per Kuyper, il calvinismo dichiara guerra a tutto ciò che si frappone tra l’anima e Dio e afferma che se la religione opera per amore dell’uomo porta con sé la convinzione che l’uomo debba agire come mediatore per il suo simile e quindi la necessità di intercessione di uomini più pii e devoti. Al contrario, se la religione agisce per amore di Dio, ciò esclude categoricamente ogni mediazione umana, oltre a Gesù Cristo. La religione è frutto di una adorazione diretta.
Inoltre, la religione non può rimanere un discorso parziale, come se camminasse di fianco alla vita, ma deve far presa su tutta l’esistenza. Anche in questo bisogna comprendere qual è la dimensione della religione stessa: se lo scopo della religione è da ricercare nell’uomo e nella necessità di una mediazione umana, questa non può che assumere carattere parziale. Più specificamente, se così fosse, la religione troverebbe campo in un settore limitato della vita, ad esempio i sentimenti delle persone devote. Per Kuyper, questa visione deve essere contrastata perché la religione ha un carattere universale. Ogni cosa esiste per amore di Dio e ne consegue che tutta la creazione deve glorificare Dio. Ogni vita deve essere consacrata al servizio e all’obbedienza delle leggi di Dio e pertanto la religione non può essere confinata alla propria cameretta, ad un luogo di preghiera, alla chiesa, ma deve influenzare ogni azione, luogo, attività che l’uomo sia in grado di fare. Da questo ne consegue che è escluso il suo carattere circoscritto: la religione viene da Dio, pervade ogni ambito della vita e interessa tutta la razza umana. Tutta l’umanità deve essere intrisa del timore di Dio: giovani, adulti, anziani, donne, uomini, umili, nobili, poveri.
Infine, la religione deve mostrare la necessità dell’uomo di rinnovarsi dalla sua natura decaduta. La religione non può partire dal concetto che l’uomo viva una condizione normale, ma deve considerare che la sua è una condizione anomala, cioè decaduta. Se la religione parte da Dio, questo inevitabilmente mostrerà la sua santità e la sua giustizia. Questa comprensione immediatamente lacererà la sua anima. L’idea della corruzione del peccato è la causa di ogni miseria umana e non è espressa in nessun altro sistema con maggiore profondità di quanto lo sia nel calvinismo. Questo lo si può comprendere solo nelle Scritture, o nel “necessitas S. Scripturae” mezzo di cui Dio si serve per illuminare la vita umana.
Dopo aver descritto cos’è la religione, Kuyper definisce il modo in cui essa si manifesta, cioè la chiesa. Nella creazione di Dio, l’uomo assunse un triplice posizione di re, sacerdote, profeta, ma a causa del peccato questi progetti sono stati sconvolti. Dio, nel corso della storia, ha portato avanti il suo piano. Dio manda nel mondo il suo unico figlio, Gesù Cristo, affinché chiunque crede in lui abbia una relazione rinnovata con Dio. Nella nuova umanità di Cristo, l’albero della razza umana fiorirà di nuovo e questa razza umana rinnovata rappresenta un solo corpo, sotto un unico capo che è Cristo. Perciò l’essenza della chiesa è da ricercarsi nella sua entità spirituale, dell’insieme di persone rigenerate e consacrate nella nuova umanità di Cristo. Questa entità si mostra sulla terra nella forma di diverse congregazioni locali di credenti, in gruppi di persone confessanti, i quali vivono una certa unione ecclesiale. La chiesa quindi è l’insieme di persone rigenerate e confessanti che obbediscono al comando delle Scritture.
Infine, la religione ha delle ricadute pratiche. Il credente è un uomo redento che in ogni cosa e in ogni scelta nella vita è controllato dalla più profonda e sentita riverenza per un Dio che è costantemente presente nella sua coscienza e che lo tiene sempre sotto controllo. La maestà di Dio e la sua autorità esercitano la loro influenza sull’intera esistenza. La separazione dal mondo non è il marchio del calvinismo: per quest’ultimo la vita si svolge alla presenza di Dio stesso, sempre e ovunque. L’amore per Dio e l’adorazione a Dio vengono impiantati nell’intera vita: famiglia, società, arte, scienza, politica.