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Warfieldiana (IV). Dio si è rivelato, ma come?

In che modo Dio si rivela se lo fa? Domanda aperta e sempre attuale. Se la pose anche Benjamin Warfield (1851-1921), teologo esimio di Princeton (USA) e uno degli architetti del pensiero evangelico contemporaneo. Questo tema è uno dei pezzi forte della sua teologia. In una serie di saggi, Rivelazione e ispirazione, Caltanissetta, Alfa&Omega 2001, Warfield tratta in modo molto rigoroso la questione della rivelazione divina. Nella sua analisi si può osservare il confronto apologetico con le tendenze dominanti del suo tempo, oltre che apprezzare lo sforzo a difesa dell’autorità biblica. 

Il termine “rivelazione” è impiegato secondo due significati, cioè uno generale, che racchiude tutte le modalità mediante le quali Dio si fa conoscere e uno più specifico, relativo alla comunicazione soprannaturale della conoscenza di Dio. Se la prima, cioè la rivelazione generale, è messa in discussione da antiteisti e agnostici i quali negano rispettivamente l’esistenza di un Dio che vuole farsi conoscere e che se esiste l’intelletto umano è incapace di comprenderne l’esistenza, la seconda, cioè la rivelazione speciale, è problematizzata dai deisti, che negano la realtà di qualsiasi rivelazione speciale sia perché l’uomo non è ha bisogno e sia perché per Dio sarebbe stato impossibile ma soprattutto indegno. Con Kant si aprì la via alla filosofia idealista, che a differenza del deismo, non negava il soprannaturale, ma negava l’aspetto naturale della rivelazione. 

Ciò che Warfield vuole affermare è che tra le modalità mediante le quali Dio si è rivelato, esiste una comunicazione immediata e diretta che proviene da Dio stesso. La conoscenza di Dio tramite l’opera oggettiva dello Spirito Santo, che si colloca tra la conoscenza ottenuta mediante l’esercizio ordinario delle facoltà umane in relazione ad una modalità soprannaturale, che viene sempre da Dio stesso. È la realtà di questa rivelazione che costituisce l’unica categoria attraverso cui definire la rivelazione speciale.

Per Warfield Dio non ha lasciato sé stesso privo di testimonianza; piuttosto Egli ha impresso fin dalla sua creazione la sua immagine e l’opera delle sue mani. Mediante la rivelazione naturale ogni persona può acquisire una certa conoscenza di Dio che, per quanto vera non è sufficiente. Dio infatti a questa conoscenza puramente naturale ne ha aggiunta una soprannaturale che ha il suo culmine nel Signore Gesù Cristo. Attraverso l’opera dello Spirito Santo, Dio stesso comunica una certa conoscenza di Lui, delle sue opere, della sua volontà, dei suoi decreti. 

Secondo Warfield, di questa rivelazione speciale o soprannaturale si possono evidenziare 5 aspetti fondamentali. Il primo è che questa rivelazione è progressiva nella forma di un regolare sviluppo storico e non è sganciata dalla storia e dal tempo. Il secondo aspetto è che, se da un lato essa non deve essere interpretata in modo isolato, dall’altro non bisogna identificarla con il susseguirsi di atti redentivi fini a sé stessi. La rivelazione speciale piuttosto è agganciata al piano redentivo che Dio ha prestabilito e che attua nel corso del tempo. 

Il terzo aspetto è che la rivelazione speciale, essendo di carattere soprannaturale, può essere veicolata attraverso miracoli senza però che questi siano necessariamente mezzi di rivelazione particolare, in quanto interventi di Dio nella sua creazione ordinari e straordinari. Lo stesso vale per le predizioni profetiche che troviamo nelle Scritture. Il quarto aspetto è che la profezia è da considerarsi una componente della rivelazione stessa. Infine, come ultimo aspetto, la rivelazione speciale ha una relazione con le Scritture. Esse sono una parte sostanziale della rivelazione di Dio, in quanto modo per comunicare Sé stesso scelto direttamente da Lui. Le Scritture sono il prodotto finale dell’ispirazione divina e pertanto rimangono opera di Dio.

La teologia della rivelazione divina è una questione molto importante per la fede cristiana. Un teologo e un apologeta del calibro di Warfield riuscì a trattare questo tema in un’epoca in cui il pensiero evangelico riuscì a tenere testa alle tendenze gnostiche e liberali. Nel centenario della sua morte, la sua lezione sulla rivelazione divina conserva la profondità e l’attualità di quando fu scritta.


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