Zwingli, il profeta “armato”
Il profeta armato. Così s’intitola la nuova biografia di Huldrych Zwingli (1484-1531) ad opera di Bruce Gordon, professore di storia ecclesiastica a Yale, di recente pubblicata proprio da Yale Press: Zwingli: God's Armed Prophet (2021). Gordon è stato intervistato da Thomas Kidd per la Gospel Coalition e la conversazione offre spunti interessanti.
Zwingli è stato il riformatore più importante insieme a Martin Lutero e Giovanni Calvino. In Svizzera fu protagonista dell’azione riformatrice in campo sociale, politico ed ecclesiastico, facendo di lui un visionario e un riformatore radicale.
Nell’intervista Gordon ricorda il fatto che “Huldrych Zwingli è ampiamente dimenticato per due motivi. In primo luogo, come contemporaneo di Martin Lutero, rimane in gran parte oscurato dal riformatore tedesco. Tradizionalmente, l'attenzione si è concentrata quasi esclusivamente sul loro dibattito sulla Cena del Signore e Zwingli viene solitamente caratterizzato come colui che ha ridotto il sacramento a un semplice pasto commemorativo. In secondo luogo, c'è il presupposto che qualsiasi cosa significativa di Zwingli sia stata ampiamente ripresa e sviluppata da Giovanni Calvino, che è considerato il vero fondatore della tradizione riformata. Zwingli è visto come un provinciale svizzero mentre Calvino come il grande riformatore internazionale. Una conseguenza di queste prospettive durature è la virtuale assenza degli scritti di Zwingli in buone traduzioni moderne”.
Sarebbe molto riduttivo infatti affermare questo. “Come giovane prete Zwingli idolatrava Erasmo per la sua convinzione che lo studio dei classici fosse cruciale per la riforma del cristianesimo. Zwingli era uno studente zelante della letteratura greca e latina così come della Bibbia. Abbracciò l'invito di Erasmo a leggere la Bibbia nelle lingue originali e a studiare le opere dei Padri della chiesa”. In altre parole, Zwingli riconobbe la necessità di ritornare alle fonti e questo diede l’inizio ad un convincimento riformatore, indipendentemente dalle azioni luterane nella vicina Germania, e già dal 1516. Infatti, ricorda Gordon che Zwingli “iniziò a predicare nel Grossmünster - la chiesa principale di Zurigo - nel gennaio 1519. Introdusse immediatamente una nuova forma di sermone. Invece di usare il lezionario iniziò con il primo capitolo del Vangelo di Matteo e predicò attraverso l'intero libro. Il popolo doveva ascoltare l'intera Parola di Dio. Fece lo stesso con l'Antico Testamento”.
Gordon inoltre, fa cenno al fatto che Zwingli è anche ricordato perché in disaccordo con Lutero sulla questione della Cena del Signore e che la sua teologia è vista in chiave umanistica, ma non è del tutto vero. Zwingli conservò la sua cultura umanistica e se ne valse come strumento al servizio dell’Evangelo. Questo spiega il disaccordo con Lutero. Mentre il monaco agostiniano era legato più a questioni interiori e quindi dell’esigenza personale di riscoprire la fede, Zwingli ebbe un’acuta sensibilità etica, sociale e politica. Infatti, Gordon ricorda che nel 1523, sotto l'autorità del consiglio di Zurigo, organizzò due dispute pubbliche in cui le sue idee divennero più radicali. L'unica autorità della chiesa avrebbe dovuto essere la Bibbia; non c'era bisogno di vescovi e gerarchia, e la messa era da considerare un abominio. Nel 1524, per ordine del consiglio, le chiese furono spogliate di tutti gli oggetti religiosi e le loro pareti furono imbiancate. A Pasqua del 1525 la Riforma fu formalmente istituita con l'abolizione della messa e la celebrazione di un nuova liturgia riformata della Cena del Signore. Zurigo aveva formalmente lasciato la Chiesa romana.
È pure vero che questo eccesso di zelo nell’azione riformatrice finì per uccidere Zwingli: “la decisione di Zwingli di sostenere il conflitto armato si rivelò la sua rovina, poiché cadde in battaglia nell'ottobre 1531”.
Certo, è facile avere un sussulto davanti all’eccesso di zelo di Zwingli e alla sua convinzione di usare la forza per proclamare il messaggio dell’Evangelo, ma Zwingli fu un uomo del suo tempo, in un’epoca dove le idee venivano difese fino alla morte, dove il coraggio veniva dimostrato anche a costo di perdere tutto, dove le dispute avvenivano sul campo, anche su quello di battaglia. Questo oggi potrebbe farci allontanare da personaggi come Zwingli. Eppure, più che contestare soltanto, volesse Dio darci anche una briciola della passione per l’evangelo in ogni ambito della vita che ebbe Zwingli. Non ripetendo i suoi errori certo, ma tenendo alta la Parola della vita senza reticenze.