Riforma e salsicce. Quando la carne arrostita aprì una porta all’evangelo
Sì certo, la data principe della Riforma protestante è il 31 ottobre 1517. Fu allora che Martin Lutero affisse le 95 tesi sulle indulgenze a Wittenberg, scatenando effetti a catena che avrebbero portato all’avvio della Riforma protestante. Meno conosciuto ma più “gustoso” è l’anniversario dell’inizio della Riforma nella città di Zurigo.
Era il 9 marzo 1522, la prima domenica di quaresima, quando un gruppo di persone sfidò la chiesa cattolica interrompendo il digiuno imposto dal calendario liturgico. Lo fece decidendo di mangiare salsicce affumicate e rendendo pubblico l’evento. Al “pasto sacrilego” partecipò anche il riformatore zurighese Ulrich Zwingli, anche se le cronache dicono che non mangiò ma solo appoggiò quello che stava accadendo. Vero è che, prima del gruppetto di uomini, un altro zurighese, due giorni prima aveva infranto la tradizionale penitenza quaresimale mangiando un arrosto.
Le salsicce di Zurigo sono diventate iconiche nella memoria storica della Riforma protestante. Due settimane dopo, Zwingli predicò un sermone dal titolo “Von Erkiesen und Fryheit der Spysen” [Sulla scelta e libertà degli alimenti], nel quale sostenne che nella Bibbia non c’è alcun riferimento all’obbligo del digiuno. Al contrario, diversi passaggi biblici sottolineano l’importanza di poter scegliere liberamente cosa mangiare o bere.
Pertanto, secondo Zwingli, rompere il digiuno in quaresima non era un peccato poiché si trattava di una scelta personale che non poteva essere imposta dalla chiesa. Nel sermone, il riformatore disse: “Digiuni volentieri? Digiuna. Non vuoi mangiare carne? Non mangiarla. Ma lascia al cristiano la sua libertà. Lo Spirito impone alla tua fede il digiuno? Digiuna, ma concedi al tuo prossimo di far uso della libertà del cristiano”.
Il punto non era la contrarietà al digiuno in quanto tale (la Bibbia lo prevede e ne sottolinea l’importanza), ma la contestazione dell’autorità della chiesa di determinare i comportamenti delle persone al di fuori dei chiari insegnamenti della Scrittura, imponendo l’obbligo del digiuno secondo l’usanza stabilita dall’istituzione ecclesiastica.
In altre parole, in questione non era il digiuno in quanto tale ma l’autorità usurpatrice della chiesa di imporlo a tutti. Per Zwingli, l’autorità della Scrittura è superiore a quella della chiesa e se la Scrittura non obbliga la coscienza a fare o non fare qualche cosa in un giorno particolare, la chiesa non ha l’autorità di imporre alcunché.
Qui inizia la Riforma protestante. La chiesa che aveva dilatato l’autocomprensione di sé viene ricondotta dentro i confini della Scrittura e la libertà del cristiano che era stata schiacciata dal potere ecclesiastico viene valorizzata.
L’anno prima, nel 1521, alla Dieta di Worms, Lutero aveva affermato: “la mia coscienza è prigioniera dalla parola di Dio”. Di fronte alle pressioni di sottomettersi all’autorità ecclesiastica o imperiale di ritrattare le 95 tesi, Lutero ribadì che solo la Parola di Dio ha autorità suprema sulla coscienza. Le altre autorità, benché importanti, sono subordinate ma non devono esondare i loro confini.
La chiesa evangelica è debitrice della Riforma ed è anche sempre in uno stato di riforma. Ciò vuol dire, tra l’altro, che essa deve guardarsi sia dal legalismo, cioè l’imposizione di precetti che non sono fondati sulla Scrittura, sia dall’antinomismo, cioè l’dea che la libertà di coscienza sia assoluta e non vincolata alla Parola di Dio.