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Warfieldiana (V). L’ispirazione della Scrittura

Mentre nel 2020 abbiamo ricordato il centenario di Abraham Kuyper (1837-1920) e le sue Lezioni sul calvinismo che hanno permesso di ricordare la sovranità di Dio in tutta la vita creata in un anno caratterizzato da incertezza e paura, il 2021 è un’altra occasione per scoprire il contributo teologico di B.B. Warfield (1851-1921).

Nel saggio “La dottrina dell’ispirazione secondo la chiesa” pubblicato nel 1894 e raccolto nel bellissimo volume Rivelazione e ispirazione, Caltanissetta, Alfa & Omega 2001, Warfield dice questo: “Noi crediamo fermamente nella dottrina dell’ispirazione plenaria delle Scritture, principalmente perché è la dottrina che Cristo e i suoi apostoli hanno creduto e ci hanno insegnato. A volte può sembrare difficoltoso schierarsi a fianco di Cristo e degli apostoli, ma questo sarà sempre il posto più sicuro”. In un anno dove i governi nazionali sono instabili e le società arrancano nell’affrontare le sfide, fare memoria della certezza, dell’unicità e dell’autorevolezza della Parola di Dio attraverso il lavoro di B.B. Warfield, è un toccasana per la fede cristiana e per la cultura evangelica.

Warfield è stato il teologo che ha difeso l’infallibilità e l’inerranza della Bibbia, senza la quale non ci sarebbe fede cristiana. Oltre che spiegare in modo particolareggiato la rivelazione divina, ha saputo confrontarsi con le filosofie dominanti del suo tempo e reggere il confronto trovando pieno ancoraggio in quella che è la parola di Dio. Per lui la dottrina dell’ispirazione divina della Scrittura non è un’invenzione umana, ma è la fede stabile della chiesa di Dio radicata nella storia fin dall’origine dalla della sua esistenza. Radicata nel passato e solida nel tempo, a dimostrazione che non ha carattere mutevole, la dottrina dell’ispirazione è stata la ferma e costante persuasione della chiesa. Perciò la Bibbia può essere un libro sul quale si può fare affidamento su ogni suo punto con certezza e quindi ci si deve accostare con fiducia.

Senza Bibbia non può esistere fede cristiana! E la chiesa ha sempre sottolineato questo carattere delle Scritture. Da Origene a Ireneo, da Policarpo ad Agostino il quale affermava che “nessuno dei suoi autori ha commesso un solo errore nello scrivere”, da Lutero a Calvino il quale sosteneva che “la nostra sapienza deve consistere unicamente nel ricevere con spirito mansueto e con docilità tutto quanto ci è insegnato nella Scrittura, senza fare eccezioni”, da Baxter che dichiarava vero “tutto quello che gli scrittori sacri hanno scritto (non c’è falsità nelle Scritture se non gli errori degli scribi e dei traduttori)”, fino ad arrivare a Charles Hodge che sosteneva che “tutti i libri della Scrittura sono ugualmente ispirati…Tutti sono infallibili in ciò che insegnano…Le loro asserzioni sono certamente prive di errore”.

La Bibbia è la parola di Dio e ogni dettaglio del suo significato ha un valore inestimabile. La chiesa non ha certamente trascurato di esprimere questa sua fede in modo formale nelle sue solenni confessioni di fede. L’autorità della Scrittura, diversamente da altre confessioni religiose, è alla base delle confessioni di fede protestanti ed evangeliche, perché prima di ogni altra cosa, essere protestanti evangelici è essenzialmente riconoscere l’autorità divina della Scrittura al di sopra di ogni altra autorità.

Per Warfield più contempliamo questa dottrina confessata dalla chiesa, più diventa importante renderne conto, spiegandone l’origine e la permanenza. Come si può spiegare una così immediata adozione della dottrina? La risposta è molto semplice: la stessa dottrina dell’ispirazione confessata dalla chiesa è la stessa mantenuta dagli scrittori del Nuovo Testamento e da Gesù Cristo, come apprendiamo dai Vangeli. Si può dire quindi che la dottrina dell’ispirazione è confessata dalla Bibbia prima ancora che dalla chiesa ed essa è dottrina della chiesa in quanto è dottrina della Bibbia! 

Dunque, dal principio della sua esistenza la chiesa ha espresso la dottrina dell’ispirazione della Scrittura e ha testimoniato tutto ciò che ne consegue: cioè che la Scrittura è attendibile e divinamente ispirata. Nel corso della storia della chiesa, tuttavia, ci sono state due scuole di pensiero che hanno abbracciato un concetto più basso dell’ispirazione della Scrittura e della sua autorità: la prospettiva mistica e quella razionalista. Mentre la prima è caratterizzata dall’idea che il credente porta in sé qualcosa, una mente illuminata, un intuito spirituale, una testimonianza dello Spirito in base alla quale può valutare tutti i contenuti della Bibbia, e trova suo massimo esponente in Schleirmacher, la seconda ha la caratteristica peculiare di obbiettare e distinguere nella Scrittura stessa le parti ispirate e quelle non ispirate, trova alcuni precursori negli umanisti, per poi essere introdotta dai sociniani e accolta dai gesuiti in seno alla chiesa cattolica romana.

Nel XX secolo, le correnti liberali e neo-liberali del protestantesimo hanno continuato a seguire varie combinazioni di misticismo e di razionalismo, mettendo in discussione la divina e plenaria ispirazione della Bibbia e la sua autorità. Il cattolicesimo del Vaticano II, pur mantenendo il suo impianto radicato della Tradizione della chiesa, si è aperto alle correnti liberali e ha limitato l’inerranza della Scrittura al solo messaggio di salvezza (Dei Verbum 11). Sulla scia della dottrina storica della chiesa cristiana, la linea di Warlfield che confessa la l’ispirazione, l’autorità e l’inerranza della Scrittura è stata riaffermata nella “Dichiarazione di Chicago sull’inerranza della Bibbia” (1978) in Dichiarazioni evangeliche 1966-1966, Bologna, EDB 1997.


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