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Definire il cattolicesimo romano (VIII): una religione confusa e distorta

“Il cattolicesimo romano è Il cattolicesimo romano è una deviazione dal cristianesimo biblico, consolidatasi nel corso dei secoli, riflessa nell’introiezione dell’istituzione imperiale romana, fondatasi su una teologia antropologicamente ottimista e su un’ecclesiologia abnorme definitasi intorno al suo sistema sacramentale, animata dal progetto cattolico (universale) di assorbire il mondo intero, risultante in una religione confusa e distorta.

Cosa si può dire quindi sul costrutto dottrinale, sul vissuto devozionale, sull’impianto istituzionale del cattolicesimo che, per quanto fenomenologicamente complessi, formano un tutt’uno? Si può dire che il cattolicesimo romano sia, evangelicamente parlando, una religione confusa e contorta.

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Definire il cattolicesimo romano (VII): il progetto "cattolico" di assorbire il mondo

“Il cattolicesimo romano è Il cattolicesimo romano è una deviazione dal cristianesimo biblico, consolidatasi nel corso dei secoli, riflessa nell’introiezione dell’istituzione imperiale romana, fondatasi su una teologia antropologicamente ottimista e su un’ecclesiologia abnorme definitasi intorno al suo sistema sacramentale, animata dal progetto cattolico (universale) di assorbire il mondo intero

Il Credo apostolico descrive la chiesa come “cattolica” nel senso di universale in quanto estesa in tutto il mondo. Il senso dato alla cattolicità dalla Chiesa di Roma va oltre l’universalità della chiesa.

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Definire il cattolicesimo romano (VI): il sistema sacramentale

“Il cattolicesimo romano è Il cattolicesimo romano è una deviazione dal cristianesimo biblico, consolidatasi nel corso dei secoli, riflessa nell’introiezione dell’istituzione imperiale romana, fondatasi su una teologia antropologicamente ottimista e su un’ecclesiologia abnorme definitasi intorno al suo sistema sacramentale

Ci sono quindi due elementi necessari per il sacramento cattolico: un elemento fisico-naturale e l’agenzia della chiesa che si crede investita del compito di trasfigurare la materia e di impartire la grazia. Dunque, l’oggetto naturale diventa la grazia e la chiesa è incaricata di amministrarla.

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Definire il cattolicesimo romano (V): antropologia ottimista ed ecclesiologia abnorme

“Il cattolicesimo romano è Il cattolicesimo romano è una deviazione dal cristianesimo biblico, consolidatasi nel corso dei secoli, riflessa nell’introiezione dell’istituzione imperiale romana, fondatasi su una teologia antropologicamente ottimista e su un’ecclesiologia abnorme…”

E’ arrivato il momento di approfondire il fondamento teologico del cattolicesimo: una teologia antropologicamente ottimista e un’ecclesiologia abnorme. Si tratta dei due assi portanti di tutto il sistema teologico cattolico: quello su cui tutto il resto trova legittimazione teologica.

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Definire il cattolicesimo romano (IV): l'introiezione dell'istituzione imperiale romana

“Il cattolicesimo romano è Il cattolicesimo romano è una deviazione dal cristianesimo biblico consolidatasi nel corso dei secoli riflessa nell’introiezione dell’istituzione imperiale romana”.

E’ la cultura imperiale romana e la sua concezione dell’esercizio del potere che hanno forgiato in modo determinante il calco della struttura della chiesa di Roma e della corrispondente visione gerarchica del mondo.

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Definire il cattolicesimo romano (III): una deviazione consolidatasi nel corso del tempo

“Il cattolicesimo romano è una deviazione consolidatasi nel corso dei secoli”.

Non esiste una data di nascita del cattolicesimo romano, un momento puntilineare da far coincidere con il suo inizio. Esistono piuttosto fasi e transizioni storiche che sono state particolarmente impattanti sullo sviluppo di quel fenomeno che si è poi caratterizzato come “cattolicesimo romano”.

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Definire il cattolicesimo romano (II): una deviazione dal cristianesimo biblico

“Il cattolicesimo romano è una deviazione dal cristianesimo biblico”.

Credo che un servizio al dialogo teologico sia dato dalla trasparenza delle convinzioni e dall’onestà della comunicazione. E’ più rispettoso dire la verità nella carità, piuttosto che celarla dietro il paravento del “dialogo” che omette di affrontare le questioni decisive, anche se è doloroso dirle e ascoltarle.

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